Stan Lee: un ragazzo ebreo del ’22 e La Casa delle Idee

La stupefacente, incredibile, fantastica vita di Stan Lee (Edizioni BD, 192 p., 2016), è l’autobiografia ufficiale del famosissimo “ragazzo” del ’22, il Grande Architetto dell’Universo Marvel e leggendario creatore di Spider-Man, Avengers, X-Men, Hulk, Fantastici Quattro e altri. Nato il 28 dicembre 1922, Stanley Martin Lieber è il figlio primogenito di Jack e Celia Lieber, immigrati ebrei di origine romena con cittadinanza statunitense; il fratello minore è quel Larry Lieber, noto per aver sceneggiato le prime apparizioni di Iron Man e Thor, per aver scritto e disegnato una lunga serie di numeri di The Rawhide Kid.

La seconda guerra mondiale e il proibizionismo a fumetti

La prima pubblicazione Stan Lee la ottiene grazie all’interessamento di Martin Goodman, fondatore – nel dopo

Stan Lee
Stan Lee

grande depressione – della Columbia Publications e in seguito della Archie Comics. Convito della forza del fumetto, Goodman accorpa tutte le uscite al marchio Timely Comics,  negli anni Marvel Comics (La Casa delle Idee). Nel 1941, la Timely lancia il suo terzo personaggio principale (dopo Torcia umana e di Sub-Mariner), il patriottico paladino della giustizia ideato da Simon e Kirby: Capitan America. Stan Lee partecipa con una pagina riempitiva sul numero del 1941. Dato il successo passa al ruolo di sceneggiatore di fumetti completi.

Combatte nella seconda guerra mondiale, ovviamente per gli Stati Uniti, ma quando torna scopre che i fumetti sono diventati oggetto di una campagna di controllo (bollata fin da subito come feroce moralismo) alimentata dalle considerazioni dello psichiatra Fredric Wertham e dal senatore Estes Kefauver, per la presenza nei fumetti di immagini violente e sessualità ambigua (come non pensare alle men’s adventure di Noah Sarlat, o alle strisce in bianco e nero di The Adventures of Pussycat umorismo erotico a sfondo spionistico e alla violenza degli X-Men?). Il regolamento anti-fumetto è il Comics Code. La Marvel è particolarmente osteggiata (chissà perché), per questo per tutti gli anni Cinquanta a vendere sono Superman, Batman, Wonder Woman.

La rivoluzione (?)

Marvel's Legion
Marvel’s Legion

Così Goodman e Stan Lee ideano in risposta i Fantastici Quattro, una “famiglia” di supereroi imperfetti. Anche se potrebbe sembrare che Batman di problemi esistenziali ne avesse parecchi, Stan Lee esaspera il significato di imperfezione ed enfatizza l’high concept: supereroi con super problemi. L’epicità passa in secondo piano, le cadute umane e le poliandriche scenografie nere dell’anima diventano il centro dell’Universo Marvel: la rabbia di Hulk,  la diversità degli X-Men, il peso della responsabilità di Spider Man e la negatività di una miriade di altri eroi sempre più in lotta contro un sistema di valori completamente ribaltato, in cui il Male e il Bene si confondono, gli eroi hanno una doppia anima (è del 2017 il passaggio di Capitan America al nuovo perfido ruolo di Capitan Hydra, che, in un discorso astutamente a specchio con la dialettica di  Trump, parla di inutilità dei supereroi e di Nuovo Mondo forgiato nel fuoco) e sono spesso costretti a scegliere il minore dei mali per poter risolvere situazioni da estinzione dell’umanità, quasi sempre legate all’ingerenza di Entità superiori neutrali o cattive.

Negli anni Cinquanta e Sessanta l’apertura al supereroe “fragile” è forse la chiave per reinterpretare una realtà in ridefinizione. L’intrattenimento sta cambiando, i valori sono macchiati dell’orrore di due guerre mondiali, l’etica è diventata una questione di punti di vista, il ruolo dell’uomo nel mondo è in discussione. I clamori femministi, la ridefinizione dei ruoli sociali, la libertà sessuale, la nuova escatologia apocalittica innescata dalle guerre tutto convoglia nei fumetti Marvel, inscenando sceneggiature salvifiche e dionisiache; Stan Lee è The Smilin’  (Il Sorridente) e i suoi adoratori sono i True believers (I Veri Credenti).

La cultura pop e il marketing

Marvel Studios

Stan Lee e la produzione Marvel diventano ispirazione per Rauschenberg e la Pop-Art, per Federico Fellini, Alain Resnais (che realizza sceneggiatura dello stesso Stan). Lee è sempre vicino alle minoranze, avendo compreso la forza dirompente dei movimenti popolari e del tumulto sociale.

Negli anni trasforma La Casa delle Idee in qualcosa di molto diverso dagli album del fumetto, approdando pienamente al mondo della cinematografia, sfruttando abilmente l’eredità di personaggi iconici e rendendoli appetibili a un pubblico molto più vasto. La promozione delle nuove pellicole è talmente efficace da risolversi quasi sempre in uno “sbancare il botteghino”. La generazione dei tecnologici e degli youtuber trascina i genitori (quelli dei fumetti) davanti agli schermi per sfamarsi del nuovo attesissimo sequel – perché nel mondo Marvel c’è sempre il seguito di qualcosa: il fumetto trasposto in chiave cinematografica è proprio questo. E mentre i vecchi True believers sospirano nostalgici con i loro “questo non c’era nell’originale” i nuovi si esaltano con miscele di violenza e ambiguità sessuali, paesaggi crepuscolari da caduta degli eroi e adrenalina ritualistica nel fremito delle schiere di addicted ai nuovi American Gods.

Condividi:
Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Leave A Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *