Neuromante: la rivoluzione letteraria degli anni ’80
Oggi non facciamo alcuna fatica a immaginare comunicazioni veloci, collegamenti sinaptici oltre il limite del sopportabile, computer in tutte le case, cellulari connessi 24 ore su 24 con il mondo digitale, virtuale, aumentato o no. Quello che William Gibson ha scritto trent’anni fa nel suo romanzo capolavoro ‘Neuromante’, oggi è normale. Sì, perché nel 1984, Gibson, seguendo al passo Ballard, Burroughs e Dick, scriveva già di Internet, di Assange, di Snowden, e manifestava le più profonde e tragiche preoccupazioni per quella tecnologia che oggi – è un dato di fatto – condiziona la nostra quotidianità. Sono passati trent’anni da quando il Neuromante ha iniziato a implodere nel cuore della fantascienza per esplodere in una corrente letteraria (e non solo letteraria): il cyberpunk, genere letterario che vanta nel suo albero genealogico Aldous Huxley e George Orwell, James Ballard e soprattutto di Philip K. Dick. «William Gibson – figlio di un imprenditoreContinua a leggere …