Il Progetto Manhattan è stato una delle imprese scientifiche più significative – e potremmo dire spietate – del XX secolo e ha segnato l’avvio della corsa degli Stati Uniti allo sviluppo di armi atomiche durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Più spesso citato per la valenza scientifica delle sue scoperte, il Progetto ebbe anche profonde – e in parte ineguagliate – implicazioni militari. Eppure, l’innegabile aspetto militare, più o meno sfumato, che ha plasmato l’esecuzione del Progetto viene spesso sottaciuto o interpellato soltanto dal circuito cinematografico, come nel caso del pluripremiato Oppenheimer, film del 2023 scritto, diretto e prodotto da Christopher Nolan.
Contesto militare e obiettivi strategici
Il Progetto fu avviato in un periodo in cui si riteneva che le potenze dell’Asse, in particolare la Germania, stessero portando avanti la loro ricerca nucleare, e gli ingenti investimenti furono giustificati dalla paura, generosamente alimentata, che una bomba atomica nelle mani di Adolf Hitler avrebbe avuto conseguenze catastrofiche:
Con la scoperta della fissione dell’uranio, fatta in Germania nel 1938 da Otto Hahn e Fritz Strassmann nel corso di studi a carattere fondamentale sulla struttura del nucleo atomico, ad alcuni fisici (Fermi, Joliot, Heisenberg) fu chiaro che, se si fosse potuto realizzare un processo (la reazione a catena) che sfruttasse tale fenomeno, si sarebbe potuta liberare una quantità di energia fino ad allora inimmaginabile. Questa scoperta metteva dunque alla portata di qualunque Stato tecnologicamente sviluppato gli elementi necessari alla costruzione di un’arma senza precedenti. In questo l’arma atomica si differenzia da tutte le altre inventate e costruite in precedenza dall’uomo: idea e progetto sono sorti nella mente di alcuni scienziati, in assenza di sollecitazioni delle autorità civili o militari. Gli eventi successivi a quel 1938 dimostrano quanto questo sia vero: oggi nove stati posseggono le armi nucleari (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord) e forse un decimo, l’Iran, si prepara a costruirsele violando il Trattato di Non Proliferazione (NPT)1.
Questa urgenza, quindi questo terrore opportunamente gestito, divenne il motivo portante che i militari, soprattutto americani, utilizzarono per motivare – anche presso l’opinione pubblica – l’impiego di risorse senza precedenti, economiche e umane.
Macchine da guerra: gli scienziati e le armi
Entro pochi mesi dall’annuncio degli scienziati tedeschi in merito alla fissione, Enrico Fermi, Szilard e Zinn in America, e Joliot in Francia dimostrarono che nella fissione dell’uranio si liberavano più di due neutroni, che in linea di principio si poteva realizzare la reazione a catena, e che quindi era possibile sfruttare l’energia nucleare per scopi bellici. Tra l’altro anche il fisico tedesco Werner Heisenberg e due allievi di Igor Kurchatov (Il futuro responsabile dei progetti nucleari sovietici) arrivarono alle stesse conclusioni.
A questo punto servivano fondi per proseguire nella sperimentazione e la struttura per coordinare un progetto di grandi dimensioni. Tra l’altro, da un certo punto di vista, il Progetto Manhattan è riconoscibile come il primo grande progetto organizzato secondo un modello scientificamente somigliante ai progetti manageriali attuali: tempi, obiettivi, materiali utilizzati, gestione delle risorse.
Il Progetto Manhattan
L’attacco a Pearl Harbor (7 dicembre 1941) fu un ottimo espediente per motivare l’opinione pubblica, ma non bastò ad accelerare la “ricerca nucleare militare”:
Il 2 dicembre 1941 il gruppo di Fermi al Metallurgical Laboratory (Met Lab) di Chicago realizzò la prima reazione nucleare a catena controllata (pila di Fermi). Servirà per progettare i reattori nucleari che produrranno il plutonio che verrà impiegato nell’esperimento di Alamogordo e nella bomba sganciata su Nagasaki. Nel 1942 l’organizzazione delle ricerche passò sotto il diretto controllo dell’Esercito; Leslie R. Groves, generale del Genio, ne fu nominato responsabile ed ebbe inizio il «Progetto Manhattan»; con il nuovo anno furono avviati i lavori per il nuovo centro che avrebbe realizzato la bomba a Los Alamos, nel New Mexico, e Robert Oppenheimer ne fu nominato direttore.2
Dunque, la propulsione per il primo progetto di bomba atomica fu anche la supposta possibilità che la Germania nazista costruisse un ordigno “apocalittico”; l’opinione pubblica fu “gestita” grazie a questo processo di reazione-azione, che verrà poi efficacemente utilizzato dai governi dal dopoguerra in avanti, per giustificare corsa agli armamenti, operazioni belliche, guerre “preventive” e interventi militari di ogni tipo. La reazione a un supposto pericolo è stata – ed è – uno dei meccanismi più potenti delle propaganda contemporanea.
Condividi: