LA PERCEZIONE GLOBALE-OLISTICA
«Non esiste esperienza oggettiva», scriveva Gregory Bateson (1904-1980), antropologo, sociologo e psicologo britannico (ma morto, guarda caso, in California), padre del concetto di «ecologia della mente», che aveva passato gran parte della sua vita a cercare di dimostrare quanto fosse sbagliata la convinzione di una separazione della mente dal corpo, presente nelle tradizioni religiose, ma anche nelle premesse delle scienze ufficiali, comprese quelle mediche. Secondo Bateson, infatti, infermità e salute, malattia e guarigione, addirittura vita e morte, sono anche processi mentali, in quanto tali non necessariamente oggettivi, anzi, possono essere considerati stati (o verità) la cui validità/realtà/efficacia dipende dalla fiducia che la persona vi ripone. Questa visione, come molte altre del resto, apre a una «fenomenologia olistica»: la percezione è globale, l’ambiente trasforma in negativo o in positivo la nostra esistenza; noi interagiamo con l’ambiente in modo non necessariamente oggettivo ed esternamente percepibile. In altre parole, «soggettivo» e «oggettivo» diventano categorie secondarie rispetto alla interdipendenza tra noi e il mondo. La dimensione materiale diventa quasi strumentale, deterministica e oggettivante, rispetto alla più vasta e profonda percezione globale – olistica appunto – che va oltre lo «schema realistico», come avrebbe detto il fisico David Bohm (1917-1992), riuscendo a cogliere le codificazioni plurime della realtà:
«La coscienza finalizzata estrae, dalla mente totale, sequenze che non hanno la struttura ad anello caratteristica della struttura sistemica globale. Se si seguono i dettami ‘sensati’ della coscienza, si diviene in realtà avidi e stolti: e per ‘stolto’ intendo colui che non riconosce e non si fa guidare dalla consapevolezza che la creatura globale è sistemica.» [Bateson (1972)]
UN NUOVO SPIRITUALISMO
Verrebbe da chiedersi di cosa si sta realmente parlando, ebbene si parla, andando al punto, di «coscienza universale», di «evoluzione creatrice», di «auto-organizzazione» dei valori e della stessa esistenza. Si tratta di adattamento, di identità fluide, di nomadismo etico, morale, sociale, religioso, esistenziale (e anche sessuale), di percezioni soggettive che nulla hanno a che vedere con verità rivelate, se non in termini personali e costitutive, alla fine, di un certo tipo di struttura settaria. Non è possibile ridurre in modo semplice il discorso sul New Age, sul neo-paganesimo, sulla nuova spiritualità o, per meglio dire, spiritualismo che sono alla base di una vera e propria riforma del pensiero occidentale, ammesso che di Occidente si possa ancora parlare. Questa riforma consiste nella combinazione di «forze esterne» e «poteri interiori», e in pratica è il frutto di una lunga pressione di indottrinamento, iniziata ben prima degli anni Sessanta.
IL RELIGIOUS MARKET
Come scrive argutamente Federico Squarcini, viviamo in un contesto dove oramai da anni «un imponente religious market è alla continua ricerca di nuovi e inusitati prodotti alternativi da commercializzare, con l’obiettivo di diversificare e rendere più appetibili le sue offerte» (Squarcini, 2007), e l’involuzione privatistica della spiritualità, che è sicuramente una caratteristica centrale di tutti quei cosiddetti «network di network» che chiamiamo New Age, porta a una sorta di «consumismo spirituale», che assume diverse forme, anche di un ateismo orgoglioso, ma che alla fin fine è sempre il credere in qualcosa:
«Il New Age – talora definito con un’espressione concorrente per designare lo stesso fenomeno, “Età dell’Acquario” – può considerarsi una via di mezzo fra un movimento religioso e una nuova credenza: è un fenomeno che appare inafferrabile, che elude le definizioni e che – secondo i suoi stessi portavoce – avrebbe come caratteristica principale proprio quella di non poter essere definito, ma costituirebbe un “ambiente”, uno “stile di vita”, secondo le parole di un suo autorevole esponente come David Spangler, una “metafora per l’espressione di uno spirito trasformativo e creativo”.» [Introvigne (1995)]
IL METANETWORK
Un network è una struttura a rete, per questo il New Age è definibile come tale, perché non è un sistema sociale strutturato, non ha una gerarchia riconoscibile e dei punti di riferimento come delle sedi o un programma, non ha leader, ma portavoce (che poi sono spesso autori di best seller, come per esempio i tipici manuali sul potere della mente e l’autodeterminazione) . Gli «adepti» di questo metanetwork (network di network, perché è un «organismo» dinamico e incredibilmente mutevole di più gruppi e di vari ambiti) sono persone che si riuniscono per interessi comuni, quasi sempre cerchie informali prive della struttura necessaria per essere considerati un movimento organizzato. Esempi di network New Age sono i gruppi di appassionati di astrologia che si incontrano periodicamente, per esempio a fiere o raduni, oppure i rievocatori di riti e culti germanici, magari non ancora riconosciutisi pienamente come «odinisti», cioé membri della Comunità Odinista, organizzazione neopagana devota a Odino:
«[...] il metanetwork “New Age” può inglobare un gran numero di network diversi, accomunati dall’idea secondo cui sono in corso, o sono prossime, novità qualitative e radicali: così ai festival, alle riunioni, ai centri d’incontro del New Age possono partecipare membri di network tanto diversi fra loro come l’ecologia, il pacifismo, le medicine orientali, l’occultismo e la credenza nei messaggi trasmessi da extraterrestri. Ma il metanetwork rimane un network e non un movimento: continua a non avere forme di appartenenza rigide, né capi, né un’organizzazione gerarchica stabilita in modo articolato sul territorio. Le strutture – che non mancano – sono strutture di servizio – che si occupano, per esempio, della vendita per corrispondenza di libri e di altri prodotti – piuttosto che strutture di appartenenza.» [Introvigne (1995)]
LE SPIRITUALITÀ ALTERNATIVE
Quello delle spiritualità alternative è il luogo in cui un po’ tutto è possibile, o meglio, credibile. Chi vi partecipa esprime un certo interesse per il sacro declinato in vari modi: religioni tradizionali rigorosamente non cristiane (tipicamente buddismo e induismo), credenze pre-colombiane, religiosità dei nativi americani, ritualità celtiche, e così via, fino allo spiritismo, alla reincarnazione, all’astrologia moderna, alla divinazione, spesso collegata ai tarocchi, al neo-paganesimo (con o senza tendenze neo-druidiche) e alla neo-stregoneria, che qualcuno identifica con la famosa Wicca, anche se possono esserci delle distinzioni e prese di distanza tra i partecipanti di questa o quella realtà alternativa:
«La Wicca in Italia ha iniziato a farsi conoscere meglio proprio negli anni immediatamente a cavallo del nuovo millennio, grazie soprattutto ai libri di un paio d’autori che hanno spalancato le porte a tutte le pubblicazioni successive. Piacciano o non piacciano questi primi testi tradotti nella nostra lingua, è così che è iniziata la sua diffusione. In questa fase ha attirato soprattutto il pubblico dei giovani ed ha alimentato il fiorire di siti web e forum. Per molti versi la Wicca che ci veniva presentata in queste pubblicazioni era legata a interpretazioni particolari di questo cammino, connesse con correnti molto specifiche o addirittura a visioni New Age, in cui veniva addolcita e annacquata. Una religione fai da te lontana da quello che è realmente il nucleo originario e fondamentale di tutta la Wicca: il gruppo, il cerchio, la congrega, cioè una religione del condividere.» [Crowley (2003)]
LA NEO-STREGONERIA
Si tratta di una costellazione instabile e polimorfa di gruppi e gruppetti, più o meno collegati, che si ritrovano ai raduni annuali, alle fiere di settore, ma anche a eventi trasversali, come i «comics & games» (Lucca o a Modena, solo per citarne due, ma ormai sono moltissimi) dedicati al gioco di ruolo (GDR). La neo-stregoneria e il neo-paganesimo sono presenti in tutto il mondo del fantasy/fantastico, sebbene con la dovute eccezioni (tra cui la nota trilogia del Signore degli Anelli di Tolkien, di chiaro stampo cristiano). Il numero di pubblicazioni dedicate è incredibile, ed è in costante incremento anche quello delle case editrici che incoraggiano in modo piuttosto aperto il ricorso ai tarocchi e all’astrologia, al paranormale, all’occultismo e all’esoterismo, che ormai è diventato exoterismo. La stregoneria è vissuta come potere spesso legato alla natura (spesso si intreccia con il New Age nel suo network ecologista), a una visione celebrativa del «potere femminile», con derive quasi sempre femministe. Comprende, però, anche iniziazioni, rituali, libri, romanzi, percorsi culturali dedicati. Ha la sua «tealogia» (la “a” in luogo della “o” del più corretto teologia è una grafia inclusiva e femminista intenzionale delle “neo-streghe”); ha le sue danze, i suoi riti, i suoi raduni, le sue festività (per esempio la celebrazione del solstizio d’estate), i suoi simboli (come la crisalide simbolo di cambiamento, oppure il serpente che cambia pelle; fondamentale è, infatti, il ricorso al concetto di trasformazione e passaggio. Tutti i punti di congiuntura tra stati diversi sono magici o contengono potenziale magico inespresso: il tramonto, la mezzanotte, la linea in cui le onde incontrano la spiaggia, eccetera) La neo-stregoneria impone regole di vita, non concepisce il bianco e il nero, ma il grigio e tutte le sue gradazioni, non aderisce a valori morali o etici, non detta regole, ma riconosce una metaregola: «Se non danneggia nessuno, fa ciò che vuoi,» almeno in teoria:
«Benché sia stato scritto molto sulla Wicca in anni recenti, essa è principalmente una tradizione orale. Le streghe apprendono da quelle che hanno più esperienza attraverso un insegnamento formale e osservando e imparando da quello che vedono fare dai loro Anziani. Le congreghe tengono un loro Libro delle Ombre che tramanda rituali e incantesimi. Questo viene passato ai nuovi iniziati che devono copiare il materiale a mano. Ciascuna strega aggiunge poi il suo materiale a mano a mano che impara e ne scopre di più. Il Libro delle Ombre non è una sorta di «camicia di forza» per quanto riguarda le credenze e le pratiche.» [Crowley (2003)]
I TEMI PRINCIPALI DEL NEW AGE
Introvigne identifica dei temi ricorrenti, cioé un’eco di fondo del metanetwork che chiamiamo New Age, presenti anche nei vari movimenti che, pur dichiarandosi distanti dal New Age stesso, hanno molto in comune con i suoi temi di fondo: 1) non esistono verità assolute, come dicevamo all’inizio, nulla è veramente oggettivo; 2) la diffidenza nei confronti dell’idea di “religione”, che infatti viene sostituita dalla più vaga “spiritualità”, normalmente, anzi, le religioni tradizionali vengono stigmatizzate come «monoteismo patriarcale», colpevole, tra l’altro, di fissare delle verità che devono restare fluide e interpretabili, in un certo senso personali; 3) Dio è un’energia cosmica immanente; 4) la visione dell’uomo si riassume nel noto slogan dell’attrice Shirley MacLaine, instancabile promotrice del New Age: “Noi siamo Dio”; 5) la “salvezza”, che qui va intesa come trasformazione, cambiamento, «nuova pelle o forma» si ottiene attivando la scintilla divina che è in ciascuno di noi e che può essere risvegliata attraverso la molteplicità di tecniche (anche magiche) che il New Age insegna, o percorsi simili a iniziazioni; 6) il concetto di peccato è sostituito da quello di malattia. E aggiungiamo oggi anche il «precetto dell’inclusività» e la «neolingua», che sostituisce le vocali colpevoli di poca inclusività.
IL GRANDE COCKTAIL
Il New Age (ma anche tutte le spiritualità alternative, gli odinismi, il neo-paganesimo organizzato, la Wicca e le altre forme di neo-stregoneria) è impregnato di relativismo volontaristico, ovvero ciascuno può – anzi deve – creare il proprio mondo, e ogni mondo soggettivamente creato avrà la sua verità. Non esistono più verità e falsità, esistono mondi creati in modo indipendente e soggettivo; esiste la «visualizzazione creativa», per cui chiunque può modificare la realtà attraverso determinate tecniche e interazioni, mentali o magiche che siano. In definitiva, esistono percezioni relative ed esiste la «tirannia della tradizione» che va combattuta e abolita, esistono anche l’avversione al matrimonio, alla famiglia tradizionale, alla continuità dei valori. Il New Age è un cocktail di sincretismo, relativismo, narcisismo e, purtroppo, spesso anche scarsa conoscenza rispetto a ciò che si fa e si persegue.
ADESIONE CONSAPEVOLE AL MALE?
Siamo di fronte a un’adesione consapevole al male? Non sempre, ma la domanda che emerge è piuttosto inquietante: chi condivide tutto questo, e ne fa una scelta di vita, sa almeno in parte ciò che fa? Perché, l’incapacità o la non volontà di rendersi conto che in queste pratiche di stregoneria (nuova o vecchia che sia), nella divinazione con tarocchi e astrologia, nel ricorso a poteri di magia bianca (cioé presumibilmente legata a spiriti e forze naturali positive o neutrali), nell’uso in chiave magico-curativa (ad andar bene) di pietre e cristalli, in certe pratiche olistiche, e via dicendo, vi sia un rischio legato al mondo satanico dell’occulto è sconcertante. Scriveva padre Gabriele Amorth, noto teologo ed esorcista della Diocesi di Roma, che:
«Dove cala la religione, cresce la superstizione. Da qui il diffondersi, specie tra i giovani, delle pratiche di spiritismo, magia, occultismo. Con l'aggiunta di ricerca dello yoga, zen, meditazione trascendentale: tutte pratiche fondate sulla reincarnazione, sul dissolversi della persona umana nella divinità o, comunque, su dottrine inaccettabili da un cristiano. [...] La magia, lo spiritismo vengono insegnati dai vari canali televisivi. Se ne trovano i libri pure nelle edicole, e il materiale per la magia viene diffuso con la vendita per corrispondenza. E varie serie di giornali e di spettacoli dell'orrore, dove al sesso e alla violenza si aggiunge spesso un senso di perfidia satanica.» [P. Amorth (2000)].
E questo padre Amorth lo scriveva nel 2000, oggi le cose sono di gran lunga peggiorate, anche per l’apporto meta-distruttivo, virtualizzante, alienante dei social media, per il potenziamento delle reti di eventi New Age e neo-pagani, per un’aumentata sensazione di sicurezza rispetto al maligno, come se tutti si sentissero in grado di scatenare e gestire poteri magici da videogioco. Talvolta il problema è l’ignoranza rispetto all’origine di queste pratiche (basterebbe citare alcuni gruppi di potere esoterico occulto che hanno imperversato dall’Ottocento in poi), altre volte esiste la volontà di aderire a un mondo che affascina ed elargisce un senso di controllo sulla propria vita e una percezione di onnipotenza, proprio in linea con quanto il New Age incoraggia: Siate dei.
Bibliografia
- Bateson, G. (1972), Steps to an Ecology of Mind, New York, Jason Aronson.
- Bateson, G. (1979), Mind and Nature, New York, E. P. Dutton.
- Bateson, G. (1991), A Sacred Unity, New York, Harper Collins.
- Massimo Introvigne, Mille e non più Mille. Millenarismo e nuove religioni alle soglie del Duemila, 1995.
- Massimo Introvigne, Il cappello del mago. I nuovi movimenti magici, dallo spiritismo al satanismo, 1996.
- Massimo Introvigne, Le nuove religioni, 1996.
- Massimo Introvigne, La stirpe di Dracula. Indagine sul vampirismo dall’antichità ai nostri giorni, 1996.
- Sette e nuovi movimenti religiosi, a cura di Eugenio Fizzotti, 2007.
- Paolo Bartolini, Tommaso Moglianesi, La grande confusione. New Age, olismo terapeutico, attenzione critica, 2021.
- Padre Gabriele Amorth, L’azione del maligno. Come riconoscerla e liberarsene, 2022.
- W. Michael Ashcraft, A Historical Introduction to the Study of New Religious Movements, 2018.
- Vivianne Crowley, I poteri della Wicca, 2015.
- Gabriele Amorth, Un esorcista Racconta, 2000.