Le acque del nord: l’oceano di Melville e gli incubi di McCarthy.
«Guardate quell’uomo» è il tuffo di ingresso ne Le acque del nord di Ian McGuire (Einaudi, 2018), uno scrittore intelligente, con solida formazione e uno stile che occhieggia ai Maestri della letteratura americana, li chiama in causa, li rende presenti. Già l’incipit rimanda inevitabilmente al capolavoro di Melville, al suo «Chiamatemi Ismaele». Così dalle prime parole sappiamo che avremo a che fare con ciurme maledette, capitani scoraggiati, ramponieri inumani, anzi, disumanizzati per poter sopravvivere all’inferno di ghiaccio delle acque del nord. Ian McGuire non ha paura di imbarcarsi in un’avventura difficile, non mostra reticenza nel dover raccogliere l’eredità del romanzo – Moby Dick – da cui è probabilmente scaturita – paradossalmente a ondate – tutta la letteratura americana. Il legame – chiamiamola pure intima somiglianza – è talmente subdolo e impressionante tra i due racconti da alimentare la sensazione che senza Melville non ci sarebbe stato McGuire. E poi ciContinua a leggere …