La medicina che arriva nelle nostre mani ha alle spalle una filiera di produzione. In Italia – come in Europa e negli USA – esistono normative precise sulla tracciabilità del farmaco, in particolare per il controllo della qualità dei medicinali a uso umano; ed Enti di riferimento per il controllo qualità. L’art. 40 della Legge 1 marzo 2002 prevede «l’istituzione presso il Ministero della salute di una Banca dati centrale che, partendo dai dati di produzione e fornitura dei bollini numerati dei prodotti medicinali, raccolga e registri i movimenti delle singole confezioni».
Lo stesso articolo stabilisce anche che tutti i partecipanti alla filiera (produttori, depositari, grossisti, farmacie aperte al pubblico, centri sanitari autorizzati all’impiego di medicinali, aziende sanitarie locali e smaltitori) debbano archiviare e trasmettere alla Banca dati tutto quanto necessario all’identificazione del singolo lotto. Ma non sempre le cose vanno come devono: test e dati possono essere manipolati, oppure qualche difetto di fabbricazione può sfuggire al controllo.
Tracciabilità dei farmaci
La tracciabilità è necessaria perché i farmaci in commercio possono essere prodotti all’Estero, in particolare in Cina o India. Il motivo di questa dislocazione della filiera è, evidentemente, legato a ragioni economiche: abbassare il prezzo del prodotto finale e aumentare il margine di profitto. I giornalisti di Report, Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini, hanno portato avanti un’inquietante inchiesta sull’affidabilità di produzione dei principi attivi presenti nei medicinali, partendo dal ritiro di intere partite di prodotti contenenti ranitidina (tra cui Buscopan e Zantac) da parte dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) perché inquinati da nitrosammine, sostanze conosciute come potenzialmente tossiche e cancerogene; il ritiro ha coinvolto anche i lotti di Valsartan, farmaco per il controllo della pressione.
Farmaci tra Cina e India
Chi ha fornito le medicine intossicate dalle nitrosammine? La Zhejiang Huahai, società cinese, sfruttando principi attivi prodotti invece nel distretto di Hyderabad, in India, dalla Saraca Laboratories LTD, che, come molte delle aziende del settore farmaceutico concentrate sulla produzione dei prodotti intermedi e dei principi attivi, è sita nel Hyderabad Pharma City, nello stato indiano del Telangana. I prodotti intermedi vengono utilizzati dalle case farmaceutiche per innescare le reazioni chimiche che servono a produrre i farmaci, ma il sistema di lavorazione offerto da queste aziende, causa anche le condizioni igieniche disastrose – ben distanti dagli standard richiesti –, porta alla generazione di tossine.
Apocalisse chimica a Hyderabad
E poi ci sono gli esseri umani. Gli abitanti di Hyderabad vivono a contatto con acque e suolo contaminato da una quantità rovinosa di residui chimici, frutto della lavorazione dei farmaci; acque e terreni in cui ricercatori indipendenti dell’Università di Lipsia hanno scovato colture autonome di batteri multi-farmacoresistenti, ovvero immuni a molti ceppi antibiotici, gli stessi incriminati nella vicenda del batterio farmacoresistente, denominato New Delhi, che tra il novembre 2018 e il settembre 2019 avrebbe stroncato la vita di trentasei persone in Toscana. Secondo il dottor Christoph Lubbert, infettivologo dell’ospedale di Lipsia, potrebbe prospettarsi un futuro senza più antibiotici, il cui potere potrebbe essere annullato dai nuovi batteri prodotti in seguito alle condizioni altamente inquinanti di zone come Hyderabad.
Uomini che valgono poco
Quanto vale la vita di un uomo per l’industria del farmaco? Il Governo indiano non ha mai agito contro le aziende responsabili del disastroso inquinamento locale, né ha mai cercato di porre un freno alla sperimentazione selvaggia ai danni degli esseri umani, che vengono arruolati per test di laboratorio i cui risultati a fronte di esiti negativi, e potenzialmente nocivi per la salute umana, sono spesso manipolati per ottenere il lasciapassare per i principi attivi prodotti; e poi brevettati o acquistati da aziende europee. Si tratta di esperimenti secretati, svolti in condizioni non protette, e reiterati: uno stesso paziente sano che si offra di subire i test può essere trattato anche dieci, undici volte, per guadagnare circa ottanta euro a trial.
Uomini che valgono poco, per la Farmaco S.P.A. mondiale.
Dalla realtà al romanzo: tra narrativa storica e inchiesta
«Dottor Ruggeri, mi scusi, dottor Ruggeri…»
Si fermò a mezza via. Niente tempo, solo spazio sconfinato, solo Africa […].
«Giordano», disse infine, riconoscendo l’altro, cui tese la mano. «Finalmente, disperavo di vederla».
«Ho avuto molto da fare». […]
«Ha buone notizie da darmi?»
«Non proprio».
Ermes rallentò fino quasi a fermarsi, ma non si girò a guardarlo, proseguì nel cortile del palazzetto, sopravanzando l’altro di un passo. […]
«C’è bisogno di altri farmaci», riprese, fissando dritto negli occhi Giordano, rimasto come in attesa, senza partecipare più di tanto alla scena, limitandosi a scrollare via il rosso sabbioso che si era depositato sui jeans sbiaditi.
«Mi dispiace, dottore, la casa farmaceutica ha deciso di sospendere gli invii».
«La motivazione?»
«Difficoltà finanziarie».
«Trovi un’altra casa farmaceutica disposta a darci medicinali non scaduti, l’ultima partita di antibiotici era inutilizzabile».
«Dottor Ruggeri, io posso provarci, ma ogni volta che faccio il suo nome le porte si chiudono».
«Che hanno da dire? Ho sempre documentato l’utilizzo di fondi e mezzi».
«Non vogliono sostenere il suo lavoro qui, o comunque, per farlo, gradirebbero in cambio che lei se ne andasse».
Una folata di vento torrido alzò polvere e addossò loro una bolla di umidità condensata e fetida di carne strinata.
«È per via della denuncia alla clinica? Avevo tutte le ragioni del mondo, utilizzano medicine tossiche, vanno ritirate dal mercato».
«La clinica di Ilala è una certezza per la gente di qui».
«La certezza di entrare vivi e uscire morti», bloccò sul nascere la protesta dell’altro e continuò. «So da dove provengono i fondi che ne finanziano l’attività e sono luridi come le loro coscienze».
«La invito a essere prudente su questo fronte: i responsabili della clinica sono a conoscenza delle sue ingerenze».
«Io sto cercando di fare il mio lavoro, le ingerenze sono le loro».[…]
«Ruggeri, io mi sono esposto per lei, avrei potuto anche farne a meno».
«Vuole una medaglia sulla giubba? Spiacente, le ho finite».
«Non le conviene farsi altri nemici».