Premiazione e interviste ‘Premio letterario per la narrativa e la saggistica storica “Carlo D’Asburgo” 2021-2022’, dedicato alla figura del Beato Carlo D’Asburgo. Ospiti il saggista e scrittore Mario Arturo Iannaccone, il giornalista Nicola Maccagnan, l’editore Andrea Tralli. Ospiti vincitori: il saggista Maurizio Gazzarri, la scrittrice Silvana De Mari e l’editore Federica Picchi.
Dall’articolo di Pier Giuseppe Accornero
IL BEATO CARLO D’ASBURGO
Nella fornace della Prima Guerra Mondiale bruciò anche Carlo I d’Asburgo, ultimo imperatore d’Austria e re d’Ungheria – morto un secolo fa il 1° aprile 1922 -, ultimo discendente del Sacro Romano impero e di una dinastia che risale a Ottone I (962-973). Per secoli l’impero asburgico coincise con il Sacro Romano impero e la massima espansione fu nel 1867: gli Asburgo dominarono su undici popoli. Sul sito vaticano la biografia del beato Carlo I è riportata in 12 lingue: tedesco, ungherese, ceco, croato, slovacco, sloveno, portoghese, spagnolo, italiano, francese, inglese, polacco.
Nasce il 17 agosto 1887 nel castello di Persenbeug, figlio dell’arciduca Otto e della principessa Maria Giuseppina figlia dell’ultimo re di Sassonia, e pronipote dell’imperatore Francesco Giuseppe I. Dalla madre riceve una forte educazione cattolica: prepara le decisioni importanti con lunghe preghiere. Il 21 ottobre 1911 sposa la principessa italiana Zita di Borbone-Parma, un amore felice, intenso, esemplare. Hanno 8 figli e sul letto di morte sussurra alla sposa: «Ti amo senza fine».
Il 1914 è l’anno terribile per l’Europa. Il 28 giugno lo studente bosniaco Gavrilo Princip a Sarajevo uccide l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono, e sua moglie. La miccia fa deflagrare il primo conflitto mondiale. Il 21 agosto 1914 Pio X muore «di crepacuore». Il 3 settembre il Conclave elegge il cardinale genovese Giacomo della Chiesa, arcivescovo di Bologna, Benedetto XV.
Prima della guerra la stampa italiana elogia Carlo, la moglie e il loro amore per l’Italia. È presente sul fronte austro-italiano alle battaglie dell’Isonzo. Per una fortuita serie di circostanze – sei eredi morti – diventa l’erede dell’impero e, alla morte di Francesco Giuseppe, il 21 novembre 1916 a 29 anni è incoronato imperatore d’Austria e il 30 dicembre re d’Ungheria. Nel discorso d’incoronazione dice di voler perseguire la pace. Gli si riconoscono buone capacità strategiche: il suo talento è decisivo sul fronte orientale per arrestare l’avanzata del generale russo Aleksej Alekseevič Brusilov.Visitando spesso il fronte si rende conto che non è una guerra ma una carneficina, un’«inutile strage» come la condanna Benedetto XV. Considera la pace il dovere più sacro per un re e – unico tra i regnanti – si schiera con il Papa nello sforzo di cercare una via d’uscita. I suoi tentativi sono osteggiati dalle cancellerie. Lo diffamano anche i suoi ministri fautori della guerra a oltranza. Si oppone ai bombardamenti delle città, all’uso dei gas, all’impiego di sottomarini e degli aerei per colpire le città. Con la guerra in stallo nel 1917, cerca una tregua per via diplomatica con le «missioni di Sisto», dal nome del negoziatore, suo cognato il principe Sisto di Borbone. Il governo tedesco si accorge dei suoi tentativi e lo accusa di codardia.
Terrificante lo scontro con il kaiser di Germania. Guglielmo Il vuole chiudere il fronte orientale verso la Russia e così rovesciare le truppe sul fronte occidentale e sgominare la Francia. Sfrutta la rivoluzione bolscevica per provocare il tracollo dell’esercito zarista. Propone a Carlo di aiutare Lenin, esule in Svizzera, a raggiungere la Russia e scatenarvi la rivoluzione. Carlo è inorridito: «Guai se il comunismo dovesse trionfare: sarebbe il danno più grave alla fede cristiana». Guglielmo Il fa di testa sua e mette a disposizione di Lenin e dei dirigenti rivoluzionari il treno piombato con cui attraversano l’Europa ed entrano in Russia sotto la protezione dei soldati tedeschi.
In politica interna, nonostante i tempi durissimi, l’imperatore vara una legislazione sociale ispirata all’insegnamento cristiano. Proibisce il duello, caro a militari e nobili, attirandosi molte antipatie. Si occupa personalmente di un soldato immobilizzato dalle piaghe ai piedi. Ordina ai generali di evitare spargimenti di sangue inutili e di assistere i feriti. Istituisce un ministero sociale per i mutilati di guerra, le vedove, gli orfani. Mentre i generali al fronte banchettano meglio che a Vienna, Carlo impiega i cavalli di corte per la distribuzione del carbone alla povera gente, riduce le razioni, mangia pane nero e invia quello bianco ai soldati.
Per desiderio di Benedetto XV – che teme l’avvento del comunismo nella Mitteleuropa – cerca di ristabilire la sua autorità e di recuperare il trono d’Ungheria, ma due tentativi falliscono perché non vuole usare la forza e non vuole la guerra civile. Sovrastato da problemi enormi, non riesce a soddisfare le aspettative. Il 16 ottobre 1918 promulga il «Manifesto federalista» ma ormai la disfatta incombe e l’impero si dissolve. Il ripristino del Parlamento è tardivo perché il 21 ottobre si è già riunita l’Assemblea costituente dell’Austria repubblicana. L’11 novembre è costretto a lasciare le residenze imperiali insieme alla famiglia, è deposto dal trono ma non abdica, è bandito dalla patria: gli inglesi lo trasferiscono in esilio nell’isola portoghese di Madeira. L’impero va in frantumi ed è cancellato dalle carte geografiche.
Ridotto in povertà, nel marzo 1919 si rifugia in Svizzera. Mons. Eugenio Pacelli, nunzio apostolico a Monaco di Baviera, dopo un viaggio in treno con Carlo, dice: «Ti ringrazio, o Signore, di avermi fatto incontrare così grande anima!». Anche Benedetto XV attesta: «Carlo è un santo!». Si fa benvolere, perdona coloro che lo hanno tradito e hanno tramato contro di lui. Dimora cinque anni a «Villa Quinta do monte», una casa umida, malandata e senza luce elettrica: un raffreddore si trasforma in polmonite. Muore a 35 anni il 1° aprile 1922 fedele al motto: «Il mio impegno è fare la volontà di Dio». Il suo medico esclama: «Alla morte di questo santo, devo ritrovare la fede perduta». E si converte.
Contro di lui complotta la Massoneria, come documenta il volumetto di David Murgia «Carlo d’Asburgo. Intrighi, complotti e segreti dell’ultimo erede del Sacro Romano impero»: «Gli studiosi non hanno dubbi sul ruolo della Massoneria e dei “confratelli” sparsi in Europa che vogliono annientare e dividersi l’impero, ultimo baluardo cristiano». Carlo respinge le lusinghe dei massoni che gli promettono il ritorno sul trono se lascia loro mano libera. Il 3 ottobre 2004 è proclamato beato da Giovanni Paolo II: «L’uomo di Stato e il cristiano Carlo d’Austria riconobbe e seguì sempre la volontà di Dio».