Henry Kissenger e gli affari segreti in una società aperta

Henry Kissinger, nato in Germania nel 1923, è il diplomatico americano più famoso e controverso del XX secolo. La maggior parte degli studi su di lui si concentra sulle sua «realpolitik» estera e sulle strategie che hanno rafforzato il potere politico e militare dell’America, anche a discapito di diritti umani e della riforma democratica. Kissinger è stato un attore politico, un suggeritore di  presidenti, un perfetto Iago che ha compreso la centralità della politica interna per la politica estera all’interno del sistema americano e che ha adattato le sue prospettive e raccomandazioni di conseguenza. Molti studi, come quello di Thomas Schwartz, professore emerito di storia presso la Vanderbilt University, sottolineano anche l’abile manipolazione dei media da parte di Kissinger, usati per diventare il primo diplomatico più famoso d’America e accrescere la sua influenza e il suo prestigio personale. Non è possibile comprendere questo personaggio senza osservare e studiare la tensione tra i limiti democratici del potere americano e la sua determinazione a esercitarlo (T. Schwartz, Henry Kissinger and American Power: A Political Biography).

KISSINGER E NIXON

Per anni, i critici dello stile di diplomazia segreta Nixon-Kissinger hanno sostenuto che il suo difetto più grave fosse che le relazioni negoziate e gestite in segreto mancavano del tipo di sostegno pubblico (e burocratico) necessario per sostenerle in una politica democratica quando le relazioni incontravano difficoltà, come nel caso dei legami tra Stati Uniti e Cina durante le violenze del 4 giugno 1989 a Pechino. Non di meno, una seconda e correlata critica allo stile Nixon-Kissinger è legata al fatto che fosse basata sulla logica “strategica” dell’equilibrio di potere, senza tenere sempre conto delle dovute considerazioni economiche e, come detto, dei diritti umani. E non è trascurabile il dibattito americano degli anni Novanta sulla fuga di tecnologia verso la Cina e le accuse di spionaggio da parte di Pechino, con i membri del Congresso da una parte e i critici della politica cinese di Clinton dall’altra.

L’OSSESSIONE DEMOGRAFICA

Il Memorandum 200 fu «redatto nell’aprile del 1974 dall’allora Consigliere americano per la Sicurezza nazionale, Henry Kissinger. Il documento, a lungo tenuto segreto, fu reso di dominio pubblico nel 1990 grazie alla legge per la libertà d’informazione, e collocato negli Archivi nazionali americani. Si tratta di un documento agghiacciante, che denota il cinismo di un governo quando afferma: Lo spopolamento, dovrebbe essere la principale priorità della politica estera americana verso i Paesi del Terzo mondo».
I “diritti umani” sono stati per una generazione il campo di battaglia prescelto dalla propaganda mondiale degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti, che imprigionano una percentuale di popolazione molto più alta di qualsiasi altro Paese, si pongono abitualmente come arbitro universale dei diritti umani. I suoi propagandisti sostengono che l’unica alternativa all'”universalità” dei diritti umani enunciata da Jesse Helms, Madeleine Albright e George Soros è un relativismo che attribuisce un significato diverso ai diritti umani a seconda che gli esseri umani coinvolti siano occidentali o cinesi, giudeo-cristiani o musulmani, e così via. Ma questo è un falso dilemma. Nonostante le sue pretese, gli interessi degli Stati Uniti non sono interessi universali; i suoi tribunali non sono tribunali mondiali; il suo diritto non è diritto internazionale. Ma ci sono effettivamente diritti umani universali che sono emersi nella lotta globale per riconoscere la nostra comune umanità. Come sostengono Uwe-Jens Heuer e Gregor Schirmer, si tratta di quei diritti sanciti nel diritto internazionale dai trattati e dalle dichiarazioni che hanno ottenuto il consenso degli Stati del mondo. Dobbiamo lottare per il riconoscimento pratico di questi diritti umani in tutto il mondo. E forse il loro più grande nemico non è altro che proprio quei “diritti umani” che non sono altro che uno strumento della politica degli Stati Uniti e che vengono proclamati al mondo ad nauseum dai loro media, dalle loro ONG e dai loro diplomatici (Uwe-Jens Heuer and Gregor Schirmer, Human Rights Imperialism, 1998).

I DIRITTI UMANI COME ATTO DI POTERE

Henry Kissinger ha sostenuto nel suo libro La ragione delle nazioni che, mentre Nixon, Ford e Carter avevano trovato i “diritti umani” utili nel loro linguaggio politico, Reagan e i suoi consiglieri sono andati oltre e hanno inserito i “diritti umani” nella cassetta degli attrezzi da utilizzare attivamente per la distruzione del “comunismo” e la “democratizzazione” dell’Unione Sovietica. Il modo in cui l’ideologia dei “diritti umani” è stata usata per privare centinaia di milioni di persone dei loro diritti sociali ed economici richiede più attenzione di quanta ne abbia ricevuta finora.

Per approfondire: Human Rights Imperialism 

Libro suggerito:

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