Il giornalista Drew Harwell, del The Washington Post, ha firmato in questi giorni un articolo che, se non fosse per la drammaticità dell’argomento, avrebbe perfino del paradossale, quasi del grottesco. Il reporter americano afferma infatti che «Il governo ucraino ha pubblicato foto macabre e video di soldati russi uccisi o catturati nella speranza di minare l’assalto del Cremlino. Ma gli esperti di giustizia militare sostengono che la campagna viola il diritto internazionale», diritto internazionale che protegge i prigionieri.

LO SHOW DELLA MORTE

La guerra si fa social

La raccapricciante tattica mediatica consisterebbe nel pubblicare sul Web foto e video di soldati russi catturati, torturati, brutalizzati e uccisi, rendendo questo materiale fruibile a chiunque. Pare che il tutto sia legato al tentativo di alimentare la rabbia anti-governativa all’interno della Russia, cioé aizzare il popolo russo contro Putin e contro le sue operazioni militari. Così, Telegram, Twitter e YouTube si sono riempiti di filmati e scene che nessun essere umano dovrebbe vedere, anzi, vivere: «Il Ministero degli Affari Interni dell’Ucraina da domenica ha postato un flusso costante di immagini terribili che mostrano gli orrori della guerra e invitano i russi a esaminarle per riconoscere eventuali cari scomparsi» all’interno di una sorta di campagna dell’orrore online dal titolo «Cerca il Tuo». Cadaveri bruciati, sventrati, fatti a pezzi, maciullati da rottami o abbandonati nella neve. Decine di sanguinosi primi piani di volti cristallizzati nel dolore e nella morte. In certi casi i video riprendono interrogatori con soldati tremanti, accartocciati su se stessi, legati, illividiti. Lo show della morte condiviso sui social come se fosse normale; una visione sconvolgente cui può assistere chiunque abbia un computer o uno smartphone. Il canale Telegram dove tutto questo “va in scena” ha, ormai, più di 620.000 abbonati. Tutti corsi a guardare, per paura di riconoscere un proprio caro, magari un figlio, un padre, un marito, o per inumano feticismo e immorale gusto per il macabro. Chi assiste può perfino “partecipare” manifestando il proprio “stato emotivo” con la giusta emoji. Siamo o non siamo nell’era social?

SUSCITARE DISSENSO

Quando le armi non bastano

Una cosa simile si era vista forse solo ai tempi della guerra del Vietnam, quando le immagini dei soldati americani torturati avrebbero dovuto far cambiare idea agli USA, ma mai si era arrivati a una tale – come si dice, virale?- condivisione social, ovviamente, con una partecipazione impressionante di pubblico. Nell’ottica dei solerti funzionari del Governo ucraino, il materiale agghiacciante potrebbe essere il giusto deterrente per convincere i russi a schierarsi contro la guerra, sfruttando l’emotività scatenata dalla “forza” delle immagini: «Gli ucraini hanno anche lanciato una hotline telefonica e un canale Telegram con informazioni su come le madri russe potrebbero liberare i loro figli dalla prigionia recandosi a Kiev, la capitale dell’Ucraina. Il Ministero della Difesa ha detto in un annuncio mercoledì che “gli ucraini, a differenza dei fascisti di Putin, non combattono le madri e i loro figli prigionieri”». Di fatto, spesso nei video è possibile sentire le telefonate con cui i prigionieri chiedono alle famiglie di manifestare contro il presidente russo, per fermare lo spargimento di sangue. Ma al Governo filo-occidentale ucraino è forse sfuggito un dettaglio non così secondario, ovvero che la Convenzione di Ginevra impone di  proteggere i prigionieri di guerra, non di esporli pubblicamente, o, peggio ancora, di brutalizzarli per convincere i nemici ad arrendersi: «Tali violazioni potrebbero sembrare minori» suggerisce lo studioso di crimini di guerra Rachel E. VanLandingham, un professore della Southwestern Law School, «ma in realtà potrebbero intaccare la capacità dell’Ucraina di accusare la Russia di violazione del diritto internazionale».

I PROBLEMI INTERNI DELLA RUSSIA

La questione della leva

Si tratta di una terrificante operazione di propaganda militare, forse la prima nel suo genere, la prima che utilizzi i social come arma mediatica con lo scopo di scoraggiare l’assalto nemico, sfruttando un punto debole non così secondario all’interno della società russa, in cui il servizio militare è obbligatorio per tutti gli uomini sotto i 27 anni, e i regolamenti russi dicono che i coscritti possono essere inviati in una zona di combattimento non prima di quattro mesi dall’inizio del loro addestramento. Esistono associazioni e gruppi di protesta, per lo più di madri e genitori, ma anche di pacifisti,  che stanno denunciando il fatto che alcuni coscritti sarebbero stati costretti o fuorviati a firmare per il servizio, o di essere stati inviati impreparati sul campo di battaglia. La questione dei coscritti è effettivamente un nodo russo, benché il Ministero della Difesa abbia sempre negato di aver inviato soldati di leva in zone di guerra.

I DUE PESI E LE DUE MISURE DELL’OCCIDENTE

Diritti umani a singhiozzo

La macabra operazione mediatica del Governo Ucraino ha effettivamente alimentato proteste per le strade di Mosca. Questo conflitto sta chiaramente andando oltre i confini del diritto internazionale: le manipolazioni mediatiche, il nuovo modo di “coinvolgere il pubblico”, la impensabile, fino a poco tempo fa, sovraesposizione della morte. Ricordiamo come gli Stati Uniti protestarono ufficialmente quando i soldati catturati furono mostrati in TV giorni dopo l’invasione dell’Iraq del 2003, e una commissione militare statunitense condannò un tenente generale tedesco nel 1946 per aver fatto marciare i prigionieri americani per le strade di Roma durante la seconda guerra mondiale. Più recentemente, sempre gli Stati Uniti sono stati accusati di violare la legge di guerra mostrando foto di prigionieri nella base navale di Guantánamo Bay a Cuba. Resta da vedere se, come molte altre cose, anche questa verrà messa a tacere, in nome del fronte comune contro il “nemico russo”, o se gli attivisti dei diritti umani si faranno sentire, come fecero prontamente nel 2014, quando i separatisti filorussi fecero sfilare i prigionieri ucraini catturati attraverso Donetsk, nell’Ucraina orientale. Ma siamo ormai abituati ai due pesi e alle due misure atlantiche.

 

Fonte: The gory online campaign Ukraine hopes will sow anti-Putin dissent probably violates the Geneva Conventions

 

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