Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione tra realtà e finzione, tra vero e falso, non esiste più.
[H. Arendt]

La visione distopica del futuro evocata da Hannah Arendt (1906-1975), secondo cui un nuovo tipo di totalitarismo, guidato da ottusi burocrati e tecnocrati, sarebbe sorto dopo la caduta del nazismo e dello stalinismo, è sorprendentemente attuale. Il totalitarismo non è, infatti, una coincidenza della Storia ma piuttosto la meccanica conseguenza del delirio di onnipotenza della mente umana, improvvido retaggio della tradizione illuministica. Per attuarsi, tuttavia, il totalitarismo ha necessità di conquistare la mente degli uomini, di “formare la massa”. Desmet espone lucidamente questo processo attraverso un’acuta analisi dei fenomeni sociali contemporanei, dal movimento per il clima alla cultura della paura, che hanno raggiunto il loro acme durante la pandemia.

SCIENZA E PSEUDO SCIENZA IDEOLOGICA

Quando il metodo scientifico viene messo da parte e si propende per il mero convincimento della massa, si passa dalla scienza all’ideologia, questo afferma Mattias Desmet, professore di Psicologia clinica all’Università di Gent. Quando la scienza diventa ideologia, la prima vittima è senza dubbio la veridicità e i falsi scientifici diventano perfino normali. È il caso, per esempio, della «crisi della riproducibilità» esplosa nel 2005, alcuni esempi: «[…] un gruppo di ricercatori ha finto di avere eseguito con successo trapianti di pelle nei topi, semplicemente colorando la pelle delle cavie; altri hanno fabbricato l’anello mancante dell’evoluzione umana partendo dai frammenti di crani umani e di scimmia. Tutte ricerche completamente inventate» (M. Desmet, Psicologia del totalitarismo, La Linea Editore, Bologna, 2022, p. 27) con la conseguente non riproducibilità scientifica delle prove. Ma perché tutto questo? Qual è lo scopo ultimo di queste falsificazioni?

IL VERO E IL FALSO

Il controllo è la risposta. La massa, intesa alla Gustave Le Bon, tende a credere ciecamente in una certa narrazione pseudo scientifica, in realtà ideologica e non metodica, trovandovi un sostituto al bisogno del religioso e del sacro ormai soppressi. Per questo numeri, grafici, informazioni fornite dai media, specie da chi gode di prestigio accademico, diventano fatti scientifici e realtà indiscutibili. Questi individui, sottomessi all’ideologia scientifica che è il loro rifugio ideologico, sono esattamente i soggetti più facilmente succubi dello Stato totalitario: «[…] il soggetto che non distingue più tra finzione (pseudo) scientifica e realtà» (Desmet, p. 33). Nella nostra epoca i soggetti ideali all’essere preda del totalitarismo sono molti di più rispetto al passato, ciò dipende anche dal fatto che ormai viviamo in una «società artificiale», estremizzata nelle sue formule digitalizzanti e disumanizzanti, e dilatata nelle sue psico ossessioni e fobie anche dalla pandemia di Coronavirus. «Ogni volta che nella società si affaccia una nuova causa d’ansia, un’unica risposta e una sola difesa sono approntate: maggiore controllo. La mania del controllo porta nuova ansia e l’ansia porta nuova mania di controllo. Così la società si arena in un circolo vizioso che ha come inevitabile esito il totalitarismo, ossia un controllo ossessivo esercitato dall’autorità e, infine, la completa distruzione dell’integrità psichica e fisica dell’essere umano». La proposta di Desmet si a maggior ragione fa urgente e importante: bisogna tornare a distinguere il vero dal falso.

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1 Comment

  1. Pingback: La psicologia del totalitarismo - Come Don Chisciotte

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