Le bombe di Hiroshima e Nagasaki rappresentano due fra le più famose catastrofi verificatesi durante la seconda guerra mondiale. I due singoli episodi furono particolarmente significativi perché, a causa di due soli ordigni, morirono approssimativamente 200 mila persone. Tuttavia i bombardamenti con le bombe atomiche non furono i più mortali, e un altro raid sul Giappone rappresentò il singolo evento più devastante della storia dell’uomo. Gli Stati Uniti iniziarono a bombardare le aree urbane del Giappone nel giugno del 1944. Questo fu reso possibile dall’entrata in azione dei B-29 Superfortress, bombardieri da guerra a lungo raggio in grado di percorrere 6 mila chilometri in una singola azione e volare a 10.000 metri di altezza, praticamente invisibili alla contraerea dell’epoca. Inizialmente gli statunitensi partirono da basi cinesi, ma i bombardieri erano poco efficaci perché raggiungevano la distanza limite di percorrenza.

STRATEGIE MORTALI

Quando gli Stati Uniti si impadronirono delle isole Marianne settentrionali, il punto d’accesso al Giappone fu assai più vicino, un fatto che consentì ai bombardieri di scatenare tutta la loro reale potenza distruttiva. Il pomeriggio del 9 marzo 1945, diverse squadriglie di B-29 Superfortress volarono verso Tokyo dalle Isole Marianne. Gli aerei erano stati interamente spogliati dalle armi: portavano soltanto bombe incendiarie al Napalm e altri ordigni esplosivi. Ogni aeroplano, privo dell’attrezzatura superflua, riusciva a trasportare oltre 7 tonnellate di bombe, un carico di morte devastante moltiplicato per 334 unità. Gli aerei raggiunsero Tokyo e si diressero su Shitamachi, un quartiere della città. La zona fu scelta a causa dell’abbondanza di edifici in legno, che furono ritenuti perfetti per testare l’efficacia delle bombe incendiarie, ma anche perché erano presenti alcune fabbriche che fornivano i ricambi per gli aerei da guerra giapponesi. Il quartiere bruciò velocemente, e il vento contribuì a espandere le fiamme in tutta la città. Dei 334 B-29 partiti dalle Marianne furono 282 a colpire l’obiettivo, con alcune perdite statunitensi dovute a guasti meccanici e (forse) a qualche timida reazione giapponese.

UNA DEVASTAZIONE SENZA PRECEDENTI

I bombardamenti di Tokyo non furono limitati a questa singola azione, ma seguirono quelli del 23 e 24 Febbraio, che avevano devastato 2,34 chilometri quadrati della città, e furono seguiti da quelli del 26 maggio, che terminò l’opera di quelli che furono definiti “Bombardamenti Strategici” da parte delle forze statunitensi. In totale furono rasi al suolo 90 chilometri quadrati della città, e della capitale giapponese non rimase che un cumulo di cenere.

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