Negli anni Ottanta, in tutte le farmacie italiane, entrò il Cronassial il «farmaco dei miracoli»: estratto di cervello di vitello prodotto dalla Fidia di Abano Terme, poi coinvolta nei primi anni Novanta nella Tangentopoli della corruzione, a seguito delle rivelazioni di Giovanni Marone, portaborse di Francesco De Lorenzo, allora Ministro della Sanità. Intorno al medicinale in questione girò un fatturato di circa cinquecento miliardi di lire l’anno. Secondo le dichiarazioni del superteste Duilio Poggiolini, direttore della Farmacosorveglianza (ente subordinato al Ministero della Salute che coordina l’attività di controllo nell’ambito della produzione, distribuzione, detenzione e fornitura di farmaci veterinari), il progetto scientifico legato al Cronassial ebbe come sponsor politico il senatore Giulio Andreotti (1919-2013), e usufruì della supervisione – e del convinto supporto – della ricercatrice Rita Levi di Montalcini (1909-2012), addirittura un Premio Nobel per la Medicina, autrice delle ricerche sul NGF (nerve growth factor), la sostanza prodotta naturalmente dal cervello che consente la crescita e la sopravvivenza dei neuroni.
Una madrina d’eccezione per il farmaco dei miracoli
Il fatto che la Montalcini fosse coinvolta nel progetto Cronassial portò a un attacco della Stampa internazionale che sollevò dubbi e accuse, ipotizzando addirittura che il Nobel «le era stato assegnato dietro pressioni miliardarie dei vertici Fidia sulla Fondazione svedese» (cfr. Sotto inchiesta il «Cronassial», medicina a base di cervello bovino, La Nuova Sardegna, archivio, 25/02/2001). Secondo l’inchiesta che seguì alla messa al bando del farmaco, Della Valle (responsabile della casa farmaceutica Fidia) versò nel 1975 cinquanta milioni di lire alla Montalcini, allora in cerca di donazioni per la Fondazione Levi. Il legame scientifico tra Fidia e Montalcini diventò così forte che quando nel 1986 la scienziata ricevette il Premio Nobel, insieme a Stanley Cohen, per la scoperta del fattore di accrescimento delle fibre nervose, si ricordò di ringraziare «gli amici della Fidia». Tutto questo portò a un riconoscimento mediatico internazionale per la casa farmaceutica e per il Cronassial, che divenne uno dei farmaci più venduti in Italia, con la motivazione che fosse in grado di «fermare l’invecchiamento delle cellule» e «aiutare la concentrazione» alimentando il cervello.
Dal miracolo alla truffa
Ma l’interesse internazionale si sgonfiò subito, configurandosi anzi come allarme sanitario a seguito di test clinici ed esami di laboratorio che alcune case farmaceutiche tedesche, interessate alla produzione del farmaco, eseguirono, giungendo alla conclusione che il Cronassial non solo non poteva mantenere ciò che prometteva dal punto di vista medico, ma era potenzialmente dannoso per la salute dei pazienti. Nel 1983 l’Ufficio di Sanità tedesco negò il permesso di produrlo, anche sulla scia delle preoccupate dichiarazioni di Peter Berlit, neurologo di Mannhein, il quale denunciò che dopo il trattamento con il farmaco miracoloso della Fidia, almeno dieci pazienti risultarono affetti dalla sindrome di Guillain Barrè Strohl, una grave patologia neurologica. Così, già nei primi anni Ottanta il Cronassial fu bandito da Germania, Stati Uniti, Spagna e Gran Bretagna.
Cavie umane per farmaci miracolosi
Di fatto, in Italia solo nel 1994 il Ministero della Sanità ne ammise la «scarsa efficacia» e, anzi, alla pericolosità. Ma migliaia di persone erano già state curate con il Cronassial, come cavie destinate a fornire nuovi dati per la ricerca medico scientifica. Quando durante la trasmissione Report (2004) alla Montalcini fu chiesto conto del fatto che avesse fatto da «madrina e promotrice» a un farmaco tanto pericoloso, la risposta del Premio Nobel fu «Non posso commentare», cui seguì il fuori onda «Sono domande che non mi vanno tanto».
Del resto, il caso Cronassial non è certo l’unico, basterebbe ricordare il Mediator, prodotto dalla casa farmaceutica francese Servier, introdotto sul mercato negli anni Novanta per aiutare i pazienti diabetici, fu probabilmente causa di duemila morti sospette e per questo ritirato. Più di recente, nel 2019, la multinazionale Allergan, di proprietà della Abbvie un Big della biofarmaceutica, ha dovuto ritirare dal mercato le protesi mammarie colpevoli di causare un linfoma anaplastico a grandi cellule; la Johnson&Johnson, invece, è stata condannata per l’epidemia di oppioidi causata in Oklahoma (parliamo di una condanna a risarcire pazienti per milioni di dollari) e la stessa J&J è sotto accusa per le tracce di amianto presenti nei suoi borotalchi.
Dietro la vendita dei farmaci e dei prodotti medico-sanitari ci sono le BigPharma con i loro guadagni stratosferici, ma anche le false prescrizioni di medici che vendono la loro professione (fra le più nobili) al prezzo di sponsorizzazioni, viaggi e benefit.
Bibliografia
- 1993 – Arrivano le manette pe i signori dei farmaci, Archivio la Repubblica 23 giugno 1993.
- 1994 – Poggiolini: soldi per assegnare il Nobel, D’ Errico Enzo, Foresta Martin Franco, Corriere della Sera 15 febbraio 1994.
- 2002 – Quando la cavia è l’uomo. Il caso del farmaco Cronassial. A base di cervello di bovino, era letale. L’inchiesta Miliardi spesi per gli esperimenti sugli animali. Ma alle aziende non basta: il test finale è sulle persone. di Oscar Grazioli [medico veterinario e giornalista], Libero 10 novembre 2002.
- David Healy, Pharmageddon: Eclissi della cura e marketing della medicina, Mimesis Edizioni, 2018.
- Il lato oscuro della Montalcini: la vicenda Cronassial, The Cancer Magazine 10 marzo 2015.