Parlare di Comunismo magico è come infilarsi in una sorta di contraddizione in termini, soprattutto perché nell’immaginario collettivo l’uomo comunista per eccellenza è ateo, razionale, lontano da qualunque tipo di superstizione, specialmente se si tratta di quella che, con spregio, molti leader comunisti hanno definito «superstizione cattolica». Di contro, la magia è vissuta, sempre nell’immaginario collettivo, come un qualcosa di irrazionale, appartenente a quel territorio che racchiude e confina emotività, credenza vana e isteria. Nel suo saggio dal titolo Comunismo magico, Francesco Dimitri afferma, con una certa sfrontatezza rispetto ai preconcetti di cui sopra, che «la teoria è ben diversa dalla realtà» e che i comunisti hanno «commerciato con la magia e con la religione», pur essendo quello magico-religioso un aspetto largamente – e volutamente – accantonato, come se non fosse opportuno parlare di una «superstizione comunista».
Magia comunista?
In realtà, come spiega lo studioso Mario Arturo Iannaccone in una recente intervista all’Orizzonte degli Eventi, quando parliamo di Comunismo magico quasi sempre dobbiamo fare riferimento a «dottrine che sono nate prima del Marxismo, compresa la teosofia, e che sono entrate in alcune correnti del bolscevismo e del comunismo attuato, quindi sovietico, nel corso degli anni». A questo si affiancherebbe il fatto che il Comunismo sovietico in sé era considerabile come una forma di gnosi a carattere iniziatico, «una forma di rifacimento del mondo», una dottrina che aveva lo scopo, dunque, di rigenerare la realtà, distruggendo tutto quello che c’era prima; dottrina che attribuiva al proletariato un ruolo messianico e a Lenin (1870-1924) quello di precursore. Il linguaggio sacro era più che presente, per esempio, nei testi di Friedrich Engels (1820-1895) dedicati al romanticismo tedesco troviamo citati Graal, Regno millenario, ascesi, Cavalieri consacrati.
Alexander Bogdanov il rivale di Lenin
Se pare strano un simile sviluppo del misticismo gnostico (e cosmista) nel mondo sovietico comunista, basta addentrarsi nella vita e nelle teorie di personaggi come Alexander Bogdanov (1873-1928), appartenente al Movimento dei Costruttori di Dio, «un rivoluzionario scienziato russo con accenni mistici, convinto che l’uomo potesse creare Dio mediante l’azione combinata di tutta la massa del popolo». Bogdanov, che tra le altre cose considerava Satana il prototipo dell’eroe sovietico, era un uomo influente – scienziato, cosmologo, romanziere, ideologo – ed era molto ammirato da Lenin. Addirittura rischiò di diventare egli stesso il capo del Partito. Morì in seguito alle numerose trasfusioni effettuate inseguendo l’idea che il sangue trasfuso tra i vari intellettuali e appartenenti a un gruppo potesse creare una specie di comunanza mistica. Insomma un qualcosa di evidentemente magico-simbolico (il sangue non può che essere inteso come tale in una simile circostanza che non ha nulla di scientifico), che però non veniva chiamato «magico», perché il richiamo a pratiche irrazionali sarebbe stato troppo manifesto in un mondo che si proclamava convintamente materialista. E come non pensare al Sangue di Cristo?
Ma se si abbraccia la possibilità di un Comunismo magico, allora diventa plausibile anche la concettualizzazione di una «magia comunista». Per addentrarsi in un simile territorio diventa allora indispensabile considerare un punto: non importa credere o meno che i demoni e la magia nera esistano, quanto piuttosto considerare che di sicuro c’è stata gente – e c’è gente – che li ha evocati addirittura per motivi politici, arricchendo così il novero di tutti quei fenomeni, spesso negati, che pullulano nella Storia meno ufficiale, spesso definiti come «ai confini della realtà»; ma quale realtà?
Le sorelle Fox e la nascita dello spiritismo
Ufficialmente lo spiritismo nacque nel marzo del 1848, ad Hydesville (Stato d New York), quando le due sorelle Fox (Maggie e Kate), di dieci e sette anni, iniziarono a sentire degli strani rumori: colpi, pianti, urla, fracasso di lotta, suoni misteriosi e indistinti. Il 31 marzo, durante la notte, secondo il racconto delle sorelle Fox, i fenomeni raggiunsero il loro apice e il capofamiglia, John Fox, decise di intervenire cercando la fonte di quelli che per lui erano razionalissimi rumori causati dal vento. Nonostante il trambusto, e la scarsa dimestichezza con i codici cifrati, Kate comprese che a ogni azione del padre corrispondeva un rumore: era lo schema, quello con cui qualcuno cercava di comunicare con la famiglia. Perfezionando il codice di comunicazione, le sorelline si dichiararano certe di aver capito che il fantasma era quello dell’ambulante Charles Rosma. In seguito vennero fatti degli scavi che però portarono alla luce solo delle ossa dalla natura umana molto dubbia.
La “moda” dello spiritismo
Ovviamente nessun dubbio, invece, poté scalfire l’eccezionalità mediatica (è proprio il caso di dirlo) della vicenda. Certo è che negli anni successivi le due sorelle confessarono di essersi inventate tutto, morendo in miseria e alcolizzate tra il 1892 e il 1893, tuttavia nemmeno la confessione delle due servì a frenare la valanga dello spiritismo il cui misterioso fascino conquistò l’America: nel 1951 nella sola New York si registravano almeno cento persone che dichiaravano di parlare regolarmente con gli spiriti, mettendo in campo rituali e pratiche sempre più complessi: trance, sostanze ectoplasmatiche di comunicazione, levitazioni, possessioni spiritiche.
Lo spiritismo trovò un terreno fertilissimo anche in Europa, dove già impazzava il mesmerismo (dall’ideatore Franz Anton Mesmer) una pratica paramedica per curare i malanni dell’uomo sfruttando il magnetismo animale grazie a stati di ipnosi. Come riferisce lo stesso Dimitri: «Il mesmerismo era una forma di proto-ipnosi ma […] fu anche la strada attraverso cui nell’Europa tardo e post-illuminista ridivenne patrimonio comune il concetto di trance. Era già successo, durante le sedute mesmeriche, che alcuni pazienti parlassero con le voci degli spettri dei defunti, e non stupiva più di tanto che i medium riuscissero a farlo a comando».
Eliphas Lévi e l’occultismo progressista
Prima che la moda dello spiritismo diventasse tanto vitale, la magia era guardata come una pratica dannosa (a livello intellettivo), isterica, vana. Veniva da un lato derisa nella sua natura di chiara superstizione e dall’altro proibita perché ritenuta colpevole di condizionare la credenza popolare, magari alimentando l’attrazione verso il sovrumano e il sovrannaturale, un ritorno a quelle «forze imponderabili» che la parte razionale dell’Illuminismo aveva messo al bando. Eppure il desiderio di esplorare l’ignoto magico era sempre vivo e si rivitalizzò molto in fretta. Già nel 1801, Francis Barret pubblicò Il Magus, una corposa collezione di incantesimi; e nuove, ambigue figure di un inquieto cristianesimo di frangia, andarono componendo nuove forme di mediazione mistica, come quelle ideate dal «cristiano socialista» Eliphas Lévi (Alphonse-Louis Constant), un consacrato che rinunciò ai voti in seguito all’infatuazione per una donna e che si dedicò alla formulazione di una nuova dottrina magica fondata sul cristianesimo, argomentata nel libro Dogma e Rituale dell’alta magia (1856). I rituali magici teorizzati da Lévi manifestarono anche un’altra particolare tendenza «quella della fusione tra occultismo e desiderio di riforma sociale». Sono i prodromi di quello che diventerà «l’occultismo progressista».
Continua…
Bibliografia e filmografia
- Luciano Pellicani, Lenin e Hitler. I due volti del totalitarismo, Rubettino, 2009.
- Francesco Dimitri, Comunismo magico, Castelvecchi, 2004.
- Eliphas Lévi, Dogma e Rituale dell’alta magia, 1856.
- M. A. Iannaccone, Comunismo Magico: video intervista.
- Alexander Bogdanov, Stella Rossa, Sellerio, 1989.