Il narcisismo è il polo opposto dell’obiettività, della ragione e dell’amore.
Erich Fromm

Il narcisismo maligno e il suo corollario, il culto del sé, sono due concetti, spesso interconnessi, che ci obbligano a riflettere profondamente sulle dinamiche sociali e psicologiche nelle quali siamo immersi. Nel panorama sempre più pervaso dai social media e dalla cultura dell’autoesaltazione, il narcisismo maligno e il culto del sé innervano comportamenti e cognizioni. L’informazione e la comunicazione sono ormai solo un modo per affermare il sé, non per cercare l’altro. La mancanza di empatia; l’insensibilità alla sofferenza altrui; le ingerenze manipolatorie; la grandiosità distorta (senso smisurato del sé, arroganza, sopravvalutazione delle proprie capacità e realizzazioni); la costante necessità di ammirazione che si concretizza nella continua ricerca di adorazione e ammirazione da parte degli altri, ammirazione che argina lo sgretolarsi del senso del valore personale; la volontà di ferire: i narcisisti e le vittime del culto del sé sono vendicativi e disposti a ferire (o distruggere) gli altri pur di proteggere la loro immagine, così come le loro convinzioni.

Il polo opposto del narcisismo è l’obiettività; è la facoltà di vedere la gente e le cose così come sono, obiettivamente, e di essere in grado di separare questo quadro obiettivo da un quadro formato dai propri desideri e timori.
Erich Fromm

LO SPECCHIO DEL NARCISISTA

Le definizioni di narcisismo maligno sono molte, alcune sono più intense e precise di altre: «[…] tutti i narcisisti che ho incontrato “si sentono” speciali. Ho posto “si sentono” tra virgolette perché il sentirsi speciali non è una sensazione corporea ma una costruzione mentale. Si tratta di una convinzione, di un pensiero, piuttosto che di un sentimento. […] L’immagine si colora di eccezionalità, diventa fuori del “comune”. Ma i valori associati all’immagine sono illusori; la sua superiorità e la sua forza non sono reali. I valori veri si trovano nell’interiorità dell’essere, nell’umanità della persona e non nella sua immagine» (Alexander Lowen, Narcisismo, l’identità rinnegata, 1985). C’è una sorta di perversione relazionale nei narcisisti, i quali non vedono l’altro, perché ciò imporrebbe un confronto con la realtà. Ciò che i narcisisti vogliono è imporre la propria versione dei fatti, delle vicende, della realtà. Il relativismo diventa la chiave di lettura della loro vita, la verità non conta, contano le mille versioni possibili, i punti di vista che rendono vero ciò che deve essere reale per avvalorare la loro “narrazione” narcisistica.

Individui del genere possono esistere soltanto ‘distruggendo’ qualcuno: hanno bisogno di sminuire gli altri per acquistare una buona stima di sé e conquistare il potere, perché sono avidi di ammirazione e
approvazione.
Marie-France Hirigoyen

UNA DEFINIZIONE DA MANUALE

Nelle pagine del “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” (DSM-5) ritroviamo l’esatta definizione del narcisista perverso nelle cui pagine gli studi della dottrina anzidetta sono confluiti:

  • Ha un senso grandioso di importanza (per es., esagera risultati e talenti, si aspetta di essere
    considerato/a superiore senza un’adeguata motivazione);
  • È assorbito/a da fantasie di successo, potere, fascino, bellezza illimitati, o di amore ideale;
  • Crede di essere “speciale” e unico/a e di poter essere capito/a solo da, o di dover frequentare, altre persone (o istituzione) speciali o di classe sociale elevata;
  • Richiede eccessiva ammirazione;
  • Ha un senso di diritto (cioè l’irragionevole aspettativa di speciali trattamenti di favori o di
    soddisfazione immediata delle proprie aspettative);
  • Sfrutta i rapporti interpersonali (cioè approfitta delle altre persone per i propri scopi);
  • È spesso invidioso/a degli altri, crede che gli altri lo/a invidino;
  • Mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi.
    (Claudia del Re, Narcisisti Patologici e pericolosità socio-economica, Firenze, 2010)

I SOCIAL MEDIA

Le piattaforme digitali, chiamiamoli pure social network, sono la coltura ideale per lo sviluppo (o il potenziamento) di personalità narcisistiche: «I principali motivi per i quali accade questo sono: il mettere al centro di ogni pratica l’individualismo, l’esaltare il culto del fisico e della bellezza estetica al massimo livello» il che non può che produrre relazioni superficiali, di breve durata, che non consentono di dare la giusta importanza a valori ben più profondi dell’individuo e dell’altro. Ma c’è una correlazione tra i tratti narcisistici della personalità e l’uso dell’immagine di sé pubblicata sui social network? (M. Del Giudice, Il narcisismo nella società odierna. Un’analisi sulle piattaforme online della nuova generazione, 2021/2022). Indubbiamente, Facebook, Instagram e TikTok (e potremmo elencarne molti altri ormai) hanno un impatto importante sulla psiche di chi ne fa uso in modo costante e quotidiano.

I SINTOMI DELLA DIPENDENZA

Lo stato ansioso-depressivo, causato dalla continua esposizione ai meccanismi di gratifica dei social, può alimentare l’ansia sociale e la disistima, soprattutto se la persona si confronta con standard irraggiungibili; e che tali sono per meccanismi che spesso non hanno alcun legame con il valore dei contenuti o delle proposte. L’ossessione per la propria immagine, la necessità di comunicare agli altri (solitamente evanescenti follower concretizzati in un conteggio numerico molto simile a un punteggio declamatorio) i propri progressi in qualunque ambito, il bisogno di mostrarsi perfetti, in forma, tonici, con fisici forgiati dalle palestre, necessità che è quasi sempre legata alla bassa autostima. La paura di perdere “posizioni” allontanandosi per troppo tempo dal social. La partita si gioca, dunque, tra individualismo e omologazione: «In un lavoro pubblicato su The Open Psychology Journal e svolto da un gruppo di scienziati di Swansea (Regno Unito) e Università Statale di Milano i ricercatori hanno studiato per un periodo di quatto mesi i cambiamenti di personalità in 74 soggetti di età compresa tra 18 e 34 anni, mentre in parallelo ne valutavano le modalità di uso dei social. I risultati hanno mostrato che più i soggetti usavano i social per postare immagini, più mostravano tratti narcisistici.» (Disturbi della personalità: i social media aggravano i tratti narcisistici)

DIETRO LO SPECCHIO DI NARCISO

Il narcisismo come nuova identità perversa in un contesto di virtualizzazione dell’Io? La realtà che diventa riflesso del desiderio, che annulla i legami, che frammenta la coscienza, che manipola i fatti, che moltiplica le prospettive e i punti di vista, che pretende di sovvertire i valori e la logica fino allo «sradicamento e negazione della natura umana» in una globocrazia che smercia ideologie come fossero presupposti biologici? Non stiamo noi vivendo in una società in cui le nuove ideologie dominanti (tra cui la moltiplicazione quasi pittoresca degli orientamenti sessuali) hanno ridotto a stereotipi perfino gli innegabili cromosomi? E tutto questo non si fonda sul trionfo del narcisismo patologico innestato sul principio di bene comune, esso stesso negazione dell’identità e apoteosi dell’egoismo apolide e asessuato? Perché, alla fine, il globalismo altro non è che questo: svuotamento e smarrimento sfamati dall’euforia malata, individualistica e ossessiva di Narciso.

Bibliografia

Libri

  • Kernberg, O. F. (1975). “Borderline Conditions and Pathological Narcissism.” Aronson.
  • Kohut, H. (1971). “The Analysis of the Self: A Systematic Approach to the Psychoanalytic Treatment of Narcissistic Personality Disorders.” International Universities Press.
  • Campbell, W. K., & Miller, J. D. (2011). “The Handbook of Narcissism and Narcissistic Personality Disorder: Theoretical Approaches, Empirical Findings, and Treatments.” John Wiley & Sons.
  • Twenge, J. M., & Campbell, W. K. (2009). “The Narcissism Epidemic: Living in the Age of Entitlement.” Atria Books.
  • Kernberg, O. F. (1985). “Pathological Narcissism and Narcissistic Personality Disorder: Theoretical Background and Diagnostic Classification.” American Journal of Psychiatry, 142(2), 163-171.

Articoli

  • Freud, S. (1914). “On Narcissism: An Introduction.” Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud, Vol. 14. Hogarth Press.
  • American Psychiatric Association. (2013). “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5).” American Psychiatric Association.
  • Ronningstam, E. (2016). “Narcissistic Personality Disorder: Facing DSM-V.” Psychiatric Annals, 46(8), 457-462.
  • Miller, J. D., & Campbell, W. K. (2008). “Comparing Clinical and Social-Personality Conceptualizations of Narcissism.” Journal of Personality, 76(3), 449-476.
  • Kernberg, O. F. (2008). “Reflections on the Treatment of Narcissistic Personality Disorder.” Journal of Personality Disorders, 22(4), 365-381.
  • Campbell, W. K., & Foster, J. D. (2007). “The Narcissistic Self: Background, an Extended Agency Model, and Ongoing Controversies.” In C. Sedikides & S. Spencer (Eds.), Frontiers in Social Psychology: The Self (pp. 115-138). Psychology Press.
  • Pincus, A. L., & Lukowitsky, M. R. (2010). “Pathological Narcissism and Narcissistic Personality Disorder.” Annual Review of Clinical Psychology, 6, 421-446.
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