Nel novembre del 2008, il Governo degli Stati Uniti pubblicò il Rapporto RAC-GWVI, stilato dal Research Advisory Committee on Gulf War Veterans’ Illnesses, Comitato istituito dal Congresso americano nel 1998 con l’obiettivo fondamentale di ricerca governativa relativa alla Guerra del Golfo, allo scopo di «migliorare la salute dei veterani malati».  Il Rapporto, intitolato Gulf War Illness and the Health of Gulf War Veterans, fornì una serie di informazioni sulla Sindrome della Guerra del Golfo, definendola condizione multisintomatica e individuandola come il «problema di salute più importante che colpisce i veterani della guerra del Golfo», benché non l’unico. Si tratterebbe di alterazioni biologiche a carico, soprattutto, del cervello e del sistema nervoso. Il regista Scott Miller, che ha realizzato diversi documentari sull’argomento, ha collegato la Sindrome all’uso sperimentale del vaccino contro l’antrace BioThrax, della casa farmaceutica Emergent Biosolutions (EBS), imposto dal Governo americano ai soldati inviati in missione in Iraq.

LA PRIMA GUERRA DEL GOLFO

La Prima guerra del Golfo (2 agosto 1990 – 28 febbraio 1991), definita anche Prima guerra del villaggio globale,  vide l’Iraq contrapposto a  35 Stati, ufficialmente coalizzatisi con mandato ONU e guidati dagli USA. Casus belli  l’invasione irachena ai danni del Kuwait. Ovviamente le cose non stavano esattamente come la propaganda mediatica aveva fatto credere all’opinione pubblica e, negli anni, si sono moltiplicati documentari che hanno testimoniato a favore di versioni dei fatti non allineate con quelle del Governo americano: «Dopo il 2 agosto 1990, data dell’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq, gli Stati Uniti dovettero fare dietro front alla svelta. Per circa un decennio, sino ad allora, Hussein era stato un alleato degli Usa nonostante le condanne dei gruppi internazionali per i diritti umani. La Hill&Knowlton, in quel periodo la più grande agenzia di pubbliche relazioni del mondo, fu l’ideatrice della massiccia campagna messa in atto per convincere gli americani ad appoggiare una guerra di liberazione del Kuwait occupato dall’Iraq» ed è da notare che «Gran parte del denaro per finanziare la campagna in favore della guerra proveniva dal governo kuwaitiano stesso, che sottoscrisse un contratto con la H&K nove giorni dopo l’entrata dell’esercito di Saddam nel paese» (Citizens for Free Kuwait Files with FARA After a Nine-month Lag, O’Dwyer’s FARA Report, Vol. 1, N. 9, ottobre 1991, p. 2).

LA SECONDA GUERRA DEL GOLFO

La Seconda guerra del Golfo, ovvero la Guerra in Iraq (2003-2011) iniziò, invece, con l’invasione del territorio iracheno da parte di una coalizione Nato, guidata sempre dagli USA, con lo scopo di catturare e deporre Saddam Hussein (1963-2006). In questo caso, per giustificare la guerra la coalizione multinazionale utilizzò il linguaggio apocalittico, e le atmosfere post nucleari, della minaccia delle armi chimiche biologiche, ipoteticamente in possesso degli iracheni, timori che si rivelarono, ovviamente, del tutto infondati, così come il paventato tentativo di Hussein di dotarsi di armi di distruzione di massa. Con queste motivazioni, riassunte nello slogan Guerra preventiva, il presidente George W. Bush invase l’Iraq, scatenando come reazione una guerra di resistenza allo straniero, anche perché Stati Uniti e Regno Unito, alla testa della coalizione, diedero il via a un attacco areo devastante, passato alla storia con il nome di Shock and Awe (colpisci e terrorizza), lanciando 3.000 bombe su Baghdad in 24 ore. Il numero dei morti del conflitto è ancora oggi in dubbio, ma «[…] Le stime del numero degli sfollati (all’interno dell’Iraq) e dei rifugiati (principalmente in Giordania e Siria) direttamente attribuibili alla guerra variano da 3,5 milioni a 5 milioni o più» (Angelo Stefanini, I terribili costi dell’invasione dell’Iraq, 2003-2018. Per non dimenticare, 21 marzo 2018).

CITIZENS FOR A FREE KUWAIT

La propaganda è il cuore della guerra, di tutte le guerre, e ben lo sapeva anche il governo del Kuwait che, fin dalla Prima guerra del Golfo, stanziò circa 12 milioni di dollari per il Citizens for a Free Kuwait, una sorta di fondazione portata in scena dalla stessa Hill&Knowlton per raccogliere fondi e alimentare l’idea che una guerra contro l’Iraq fosse giustificabile. All’epoca, negli archivi del Dipartimento di Giustizia Usa era possibile rintracciare documenti che attestavano il fatto che 119 funzionari della H&K fossero dislocati in 12 uffici statunitensi e lavorassero per conto del Kuwait.
Le interviste agli esponenti kuwaitiani, il Giorno di liberazione nazionale del Kuwait, le varie manifestazioni pubbliche, la distribuzione di oltre 200.000 copie di una mini guida di 154 pagine sulle atrocità compiute dall’Iraq (The Rape of Kuwait)  erano manovre logistico strategiche dell’Agenzia, assoldata per la propaganda (Arthur E. Rowse, Flacking for the Emir, Progressive, 1991, pp. 21–22). Le dimensioni assunte dalla campagna della H&K furono enormi ed ebbero il solo scopo di costruire il favore dell’opinione pubblica rispetto all’intervento degli Usa in Kuwait: «Tra le tecniche rientravano le esaurienti conferenze in cui venivano descritte le torture e le altre violazioni dei diritti umani compiute dal regime iracheno, e la distribuzione di migliaia di magliette con lo slogan ‘Free Kuwait’ e adesivi nei campus universitari in tutti gli Stati Uniti» (O’Dwyer’s PR Services Report, Vol. 5, N. 1, 1991, p. 1). Difficile dimenticare la storia dei neonati strappati alle incubatrici dai soldati iracheni durante la Prima guerra del Golfo, eppure è l’ennesima dimostrazione di uno dei principi cardine della propaganda: una bugia ripetuta tante volte finisce per essere accettata come verità.

GUERRA, PROPAGANDA E VACCINI

Tornando al Research Advisory Committee on Gulf War Veterans’ Illnesses, fu proprio il Comitato a suggerire strategie mediche al Segretario degli Affari dei Veterani sugli studi di ricerca proposti, sui piani e sui protocolli relativi alla comprensione e al trattamento delle conseguenze sulla salute del servizio militare nel teatro operativo dell’Asia sud-occidentale durante le Guerre del Golfo, arrivando, con il tempo, a registrare, come abbiamo visto, uno stato di malessere multisistemico, non meglio definito. Migliaia di soldati americani stavano male o morivano, tanti sono diventati disabili, e la cosa ha coinvolto, negli anni, anche il 76% dei figli nati dopo il conflitto. Le ipotesi sollevate, e mai veramente affrontate dalle autorità sanitarie e politiche, riguardarono la contaminazione chimica e i vaccini sperimentali «somministrati indistintamente a tutti i soldati e di missili biologici lanciati da Saddam. Il Pentagono ha sempre negato l’esistenza della Sindrome accusando i veterani di fingersi malati per avere un aiuto economico, e ha a lungo respinto anche la tesi della contaminazione chimica o biologica. Le vittime innocenti di questo mistero sono decine di bambini nati con gravi deformazioni come la mancanza di organi interni, o di arti superiori o inferiori, e ancora paralisi, problemi respiratori, insomma tutte malattie incurabili. La loro vita è appesa a un filo e devono ricorrere a continue e costosissime operazioni per poter sopravvivere» (Alberto D’Onofrio, Ero nel Golfo nel 1990. Interviste ai veterani raccolte nelle caserme USA. L’omertà del Pentagono, docufilm, 1998).

GUERRA E BIOPOLITICA

Nel settembre 1999, a ridosso della Seconda guerra del Golfo, il presidente Clinton firmò l’Ordine esecutivo 13139, che obbligava tutti i militari a ricevere un vaccino contro l’antrace, non ancora approvato dalla FDA. Secondo le stime, circa 35.000 soldati sono morti per effetti avversi legati al vaccino, e non in modo piacevole. In un’intervista fatta da Miller nei suoi docufilm, un veterano li descrisse come «vittime del fuoco amico attraverso un ago» (Vaccine Syndrome by Scott W. Miller, articolo febbraio 2021). Il film di Miller, Vaccine Syndrome, ripercorre la vicenda dal punto di vista delle vittime, ovvero dei soldati che subirono l’ordine diretto dai loro ufficiali superiori di ricevere il controverso vaccino sperimentale. Perché un vaccino? Ufficialmente per proteggere i soldati in missione dagli effetti delle armi chimiche presumibilmente in mano a Saddam Hussein, armi mai trovate. In uno studio del 2002 Pubblicato su The Lancet, The Anthrax Vaccine Program: An Analysis of the CDC’s Recommendations for Vaccine Use, la ricercatrice Meryl Nass affermò, tuttavia, che il vaccino contro l’antrace non si era mai dimostrato sicuro ed efficace, eppure, la società di biotecnologia Bioport (poi Emergent Biosolutionsed), che aveva acquistato l’impianto di produzione del vaccino contro l’antrace, aveva ottenuto un contratto federale di produzione da più di 13 milioni di dollari, insieme all’autorizzazione a testare il suo vaccino BioThrax sui soldati statunitensi, cosa che effettivamente è avvenuta.
Si è trattato, secondo Miller, di un esperimento medico sponsorizzato dal governo, segreto e obbligatorio. E se sembra incredibile che i Governi sperimentino sui loro soldati, e sui loro cittadini, favorendo i guadagni delle case farmaceutiche con contratti governativi multimilionari, pensiamo all’intervista rilasciata dal generale della Marina Italiana Roberto Vannacci, comandante del contingente italiano a Bagdad, che denunciò: «L’uso su larga scala di uranio impoverito in Iraq… dalle 300 alle 450 tonnellate, quantità 30 volte superiore a quella impiegata nei Balcani»; od anche al troppo poco noto caso del sottufficiale della marina italiana Lorenzo Motta, vittima di un linfoma di Hodgkin, caso che ha fatto emergere l’uso militare di amianto, uranio impoverito e vaccini somministrati ai militari, poco prima di iniziare le missioni in Italia e all’estero. Ma ci sono anche altri casi simili, per i quali ci sono state condanne e indagini, come quello dei vaccini mortali ai militari per i quali, dopo tentativi di insabbiare il tutto, alcune sentenze hanno fatto riemergere la verità, come: «la sentenza del Tar del Friuli Venezia Giulia che impone al ministero della Difesa di riesaminare la richiesta fatta (e prima rigettata) di considerare una “vittima del dovere” […] Francesco Rinaldelli, morto a 20 anni per un cancro dopo una serie di vaccini troppo numerosi e ravvicinati» (Vittoria Iacovella, Vaccini mortali ai militari, due sentenze condannano lo Stato, su Repubblica, 24 giugno 2014). 

IL VIZIO DELLA GUERRA E LA FORZA DELLA PROPAGANDA

Nel 2011 il professor Juan Cole, accademico statunitense e storico del Medio Oriente, ha affermato: «Gran parte dell’opinione pubblica americana non ha ancora idea di cosa abbiano fatto gli Stati Uniti in Iraq. Fino a quando noi americani non ci assumeremo la responsabilità per il danno che facciamo agli altri con le nostre guerre perpetue, non potremo mai riprenderci dalla nostra malattia della guerra, che ci spinge a ricorrere alla violenza negli affari internazionali in un modo che nessun’altra democrazia fa» (Anegelo Stefanini, 2018). Oggi, quanto a vaccini sperimentali obbligatori e democrazia liberal americana, le cose non sono affatto cambiate.

Bibliografia essenziale

  • Sheldon Rampton, John Stauber, Vendere la guerra. La propaganda come arma d’inganno di massa, Nuovi Mondi, 2003.
  • Walter Lippmann, Public Opinion, 1922.
  • Gustave Le Bon, La psicologia delle folle, 1895.
  • Edward Bernays, Propaganda. Comunicazione sociale e politica, 1928.
  • Edward Bernays, The Engineering of Consent, 1947.
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