I sovietici hanno creato in tutto il mondo una rete di agenti, di organizzazioni e di impianti tecnici per realizzare i loro programmi. Queste rete non è seconda a nessuna per dimensioni ed efficienza, rispetto alle maggiori potenze del mondo.
(John McMahon, vicedirettore per le operazioni della CIA, 1980)
Il Comitato per la sicurezza dello Stato, noto appunto come KGB (Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti), era il nome della più importante agenzia di sicurezza sovietica (servizio segreto e polizia segreta) nato dall’evoluzione della Čeka, voluta da da Lenin (1870-1924) e dal fido braccio destro Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij (1877-1926), istituita con un decreto nel 1917 e durata fino al 1922. Le parole del vicedirettore della CIA sottolineavano, e non furono un caso isolato, quanto le attività del KBG avessero il potere di impressionare i “nemici”, soprattutto per quanto riguardava tutte quelle attività fuori dall’Unione Sovietica.
LA ČEKA
Alle origini del KGB
Pur nascendo come un semplice organo investigativo, e seppure prevista come ufficio temporaneo, la Čeka divenne rapidamente influente, soprattutto grazie all’incitamento dello stesso Lenin che vedeva in essa un braccio esecutivo del proprio potere. Prima della Rivoluzione di ottobre, Lenin non aveva nemmeno ipotizzato la presenza di una sorta di polizia politica e tanto meno di un servizio di Intelligence che favorisse l’URSS con lo spionaggio all’Estero. In teoria il mondo post rivoluzionario non avrebbe dovuto lasciare spazio alla diplomazia tradizionale, e tanto meno alle spie, anzi, «Abolire la diplomazia occulta» come ebbe a scrivere Lev Trotzkij, sarebbe stato l’unico modo per avvalorare «una politica estera onorevole, popolare e veramente democratica» (Carr, 1953). Ma il problema dell’opposizione, sia interna che estera, contro il governo bolscevico, però, divenne quanto meno impellente nel giro di poco e questa «controrivoluzione» mutò ben presto la preoccupazione centrale di Lenin e dei suoi. Di fatto, il 4 dicembre il Comitato Rivoluzionario Militare istituì il «Comitato straordinario per combattere la controrivoluzione», affidato proprio a Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij.
IL MODUS OPERANDI DELLA ČEKA
Pulizia politica
Nel giro di poco tempo dopo la sua istituzione, gli agenti della Čeka furono investiti dell’autorità non solo di investigare su chiunque e con qualunque accusa, ma anche di procedere ad arresti più o meno motivati, a processi ed esecuzioni sommarie e a rinchiudere i nemici del Partito, soprattutto durante la guerra civile che infuriò fino al 1920, come documenta Brian Freemantle, la polizia segreta di Lenin «[…] prendeva come ostaggi i membri di altri partiti rivoluzionari per garantirsi la fedeltà di quelli che rimanevano liberi» (Freemantle, 1982).
LA ČEKA E IL TERRORE ROSSO
Il ruolo di Dzeržinskij
Spesso erano le cosiddette zone agricole a essere prese di mira, qui, continua Freemantle, venivano scelti venti o trenta ostaggi fra i possidenti e, se non assecondate, le richieste di riscatto, imposte anche sotto forma di consegna di derrate alimentari vista la crescente carestia, si trasformavano in valide motivazioni per eliminare gli ostaggi, che venivano fucilati. «Questa forma di sicurezza inaugurata e motivata da Lenin» portò a un periodo di repressioni e amministrazione del potere noto come Terrore rosso. A capo di questo esercito segreto, c’era Dzeržinskij il quale, fiutando la portata della Čeka, iniziò a insediare i suoi migliori uomini nelle posizioni chiave del governo; si fece nominare capo del Commissariato del popolo per gli affari interni (NKVD, Narodnyj komissariat vnutrennich del) evitando così che l’organizzazione finisse per essere controllata dagli Interni; iniziò a fondere tutti i dipartimenti paralleli, aumentando la propria influenza. «Noi terrorizziamo i nemici del governo sovietico per soffocare la criminalità sul nascere», era solito dire per spiegare l’uccisione o l’incarcerazione di decine di russi che, per un motivo o per un altro, andavano a scontrarsi con la filosofia leninista.
LA NASCITA DEL GHEPEÙ
La riforma del Čeka
Tuttavia il cosiddetto Terrore Rosso aveva anche un lato fortemente negativo per Lenin, sempre più preoccupato per l’immagine inaccettabile che esso dava al suo regime. Per questo divenne necessario cancellare questa «macchia rossa» dalla Rivoluzione, la qual cosa impegnò lo stesso Dzeržinskij, che si attivò immediatamente per avviare una sorta di riforma dell’organizzazione. Prima di tutto, il nome Čeka, capace di evocare paura e reazioni indignate, soprattutto nei paesi stranieri con cui Lenin desiderava interfacciarsi, doveva sparire, per questo nel 1922 fu sostituito con GPU (Gosudarstvennoe političeskoe upravlenie) noto soprattutto nella pronuncia Ghepeù. Il GPU era legato all’amministrazione politica dello Stato e andava a integrarsi con l’NKVD.
IL TERRORE COME ISTITUZIONE
Il pensiero leninista
Nonostante i presupposti fossero quelli di alleggerire la pressione sulla popolazione e, in altre parole, far dimenticare il Terrore Rosso, Lenin non si dimostrò particolarmente soddisfatto: «In una lettera riguardante l’elaborazione del Codice penale, scrisse “La legge non dovrebbe abolire il terrore […] anzi dovrebbe essere concretato e legalizzato in linea di principio, chiaramente, senza evasività e senza abbellimenti”» (Andrew e Gordievskij, 1990). E Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij non se lo fece ripetere. Ma chi era quest’uomo, venerato dai sovietici come «Cavaliere della Rivoluzione», colui che fondò l’Intelligence sovietica, di cui V. Adrianov scrisse: «Il suo cammino eroico gli aprì l’immortalità»?
DA CATTOLICO A COMUNISTA
La conversione di Dzeržinskij
Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij era di origini polacche e di famiglia molto facoltosa, e dunque non russo, come del resto molti membri della Čeka. Cattolico, da bambino aveva cullato l’idea di diventare prete, vocazione annullata dalla sua conversione al marxismo, avvenuta quando, da studente, si iscrisse nel 1895 al partito socialdemocratico lituano. Nel 1900 partecipò alla fondazione del Partito Socialdemocratico del Regno di Polonia e Lituania, che, guidato dall’attivista Rosa Luxemburg (1871-1919), filosofa, economista, politica e rivoluzionaria polacca naturalizzata tedesca, si batteva per l’internazionalismo proletario, e non certo per l’indipendenza della Polonia. Maniaco del lavoro, stacanovista nel senso stretto, questa sua spasmodica e ossessiva dedizione alla causa gli valse descrizioni quasi agiografiche, soprattutto dai membri postumi del KGB. Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij divenne un santo laico subito dopo la sua morte, avvenuta nel 1926 e la sua effige avrebbe decorato senza soluzione di continuità gli uffici dei futuri presidenti del KGB.
Continua…
Bibliografia
- Brian Freemantle, Il KGB. Storia della più potente organizzazione spionistica del mondo, Mursia, 1997.
- C. Andrew, O. Gordievskij, La storia segreta del KGB. Gli uomini e le operazioni dei più temuti servizi segreti al mondo, BuR, 1991.
- Carr E. H., The Bolshevik Revolution 1917-1923, Macmillan, London 1953, vol. III.
- Adrianov V., «Cavaliere della Rivoluzione», «Pravda», 10 settembre 1987.
- «Dzeržinskij su se stesso» ed estratti della sua corrispondenza su 20 Let vchK-o-GPU-NKVD, OGIZ, Mosca 1938.