Edward Bernays e la manipolazione “democratica” delle masse

“Noi siamo governati da uomini di cui ignoriamo tutto, ma che sono in grado di plasmare la nostra mentalità, orientare i nostri gusti, suggerirci cosa pensare”.
Edward Bernays

Così scrive, negli anni Venti del secolo scorso, Edward L. Bernays (1891-1995), pubblicitario e pubblicista americano, ma nato a Vienna e nipote del padre della psicanalisi Sigmund Freud (1856-1939). Di origine ebraica, proveniva dalla ricca borghesia viennese (non da un povero shtetl polacco o ucraino), e la sua famiglia vantava, appunto, legami di sangue con Freud, rapporto di paretela che Bernays fece sempre presente a tutti i suoi interlocutori, sfruttandolo in modo socialmente vantaggioso.
Del resto, come il famoso zio psicoanalista, fu anche lui padre di una scienza in qualche modo comportamentale e analitica: l’ingegneria del consenso, teorizzata in particolare nel saggio The Engineering of Consent (L’ingegneria del consenso, 1947), in cui spiega che «La libertà di parola e la stampa libera […] hanno di fatto ampliato la Carta dei Diritti, fra i quali c’è anche il diritto di persuasione. Chiunque dunque, attraverso questi mezzi di comunicazione ha di fatto la possibilità di influenzare gli atteggiamenti e le azioni dei suoi concittadini […]».

Psicologia delle folle

Sigmund Freud, e Carl G. Jung alla Clark University, Worcester, 1908. Image by © Corbis

Grazie alle sue conoscenze in ambito psicologico (zio Freud è costantemente al centro del suo lavoro di consulente), Bernays si dedica allo studio di una serie di tecniche che consentano di concretizzare l’ipotesi di una comunicazione persuasiva di massa. È quella che definisce «sistema di amplificazione delle idee», mediante il quale chiunque abbia una posizione di governo (o comunque un motivo di interesse) può far cambiare idea ai cittadini, considerati come «pubblico», semplicemente facendo circolare le idee giuste con la dovuta enfatizzazione mediatica.
In questo modo, le idee si trasformano in azioni e poi in scelte politiche, religiose o commerciali. Ovviamente, le idee che vengono messe in circolo, e che in genere rappresentano gli interessi di una sorta di minoranza che guida – spesso occultamente – i Paesi, devono essere accentuate nel modo opportuno e devono rispondere ai desideri consci e inconsci della gente della quale si vuole condizionare le opinioni e, dunque, le scelte finali.

L’amplificazione delle idee

La miglior arma di «amplificazione delle idee» che il nostro individua sono i media. Riferendosi all’America, scrive che il: «Paese è coperto di cartelloni pubblicitari, volantini, e pubblicità che arriva per posta. Nelle tavole rotonde, nei panels, nei forum, nelle aule e nelle assemblee legislative e nei luoghi pubblici ogni mezzo di comunicazione di massa, giorno dopo giorno, diffonde delle parole, le parole di qualcuno», e questo è un primo livello di propagazione e diffusione, ma «al secondo livello ci sono i mezzi di comunicazione che appartengono e sono gestiti dai molti gruppi organizzati di questo Paese».
A chi si riferisce Bernays quando parla di  «gruppi organizzati» o addirittura «segreti»? È possibile rintracciare una risposta in quelli che sono i suoi clienti migliori: Procter & Gamble, l’American General Electric, la General Motors, il presidente Eisenhower, la CIA…

Gruppi di potere in una democrazia manipolata

Edward Bernays
Edward Bernays

In effetti, non è possibile sbagliarsi sull’identità dei gruppi di controllo cui fa riferimento, poiché ne dà una definizione precisa nel suo saggio Propaganda (1928), individuandoli come coloro che sono in grado di manipolare «il meccanismo nascosto della società» arrivando a costituire un «governo invisibile che è il vero potere che controlla».
Bernays, uno dei cento uomini più influenti del Novecento, colui che ha affiancato alcuni degli uomini più potenti del mondo nella gestione delle informazioni e nella manipolazione dell’opinione pubblica sembra quasi lanciare uno strano avvertimento con una dichiarazione che sembra un’ammissione: «Noi siamo governati, le nostre menti vengono plasmate, i nostri gusti vengono formati, le nostre idee sono quasi totalmente influenzate da uomini di cui non abbiamo mai nemmeno sentito parlare. Questo è il logico risultato del modo in cui la nostra società democratica è organizzata».

La democrazia manipolata

Una democrazia che manipola le idee e sostituisce le opinione mediante l’uso dei mezzi di comunicazione è davvero democratica? Il sociologo Vance Packard (I persuasori occulti, 1957) conferma che ci sono personaggi occulti, dietro quelli pubblici, personaggi che «studiano segretamente le nostre intime debolezze e vergogne nell’intento di influenzare più efficacemente il nostro comportamento», e fa riferimento proprio a Edward Bernays come perfezionatore di questo meccanismo, poi confluito nelle cosiddette pubbliche relazioni.

Per arrivare a una teorizzazione completa dell’ingegneria del consenso, e affilare le armi di manipolazione dell’opinione pubblica, Bernays parte dalle considerazioni di Freud  sulle masse (a sua volta legate alla Psicologia delle Folle di Gustave Le Bon, 1895). Il concetto che il pubblicista mette al centro della sua analisi è che stando all’interno della folla l’individuo muta la propria attività psichica: le emozioni e i sentimenti vengono  esagitati, la sua capacità intellettuale si riduce a livelli minimi di raziocinio e l’identificazione con l’altro nella folla aumenta. Chi agisce all’interno della folla sacrifica autonomia, controllo ed equilibrio in cambio di gruppo, protezione e anonimato.

Fiaccole per la libertà…


Edith Lee fuma una sigaretta per la campagna Fiaccole della libertà, New York, 1929.

Così, Bernays individua delle tecniche di «manipolazione scientifica» dell’opinione pubblica, a suo dire per controllare il caos sociale e dare la piena facoltà decisionale proprio a quei gruppi in grado di governare le idee nella giusta direzione, convergendo verso scelte positive per la società, processo costruttivo che costituirebbe il cuore dio una sorta di democrazia involontaria: la gente vi collabora positivamente senza nemmeno rendersene conto, semplicemente perché qualcuno impone la giusta direzione mediante la manipolazione: «un gregge che ha bisogno di essere guidato», afferma Bernays, ripetendo quanto già detto da Freud, ma va guidato senza che se ne renda conto.
Proprio grazie all’applicazione delle sue teorie all’ambito pratico, Bernays realizza una delle sue più famose e clamorose iniziative pubblicitarie, passata alla storia con il nome di Torches for Freedom (Fiaccole per la libertà), con cui, negli anni Venti, riesce a modificare la percezione del vizio del fumo, liberalizzando l’uso delle sigarette in pubblico anche per le donne.

Continua…

Bibliografia

  • Walter Lippmann, Public Opinion, 1922.
  • Gustave Le Bon, La psicologia delle folle, 1895.
  • Edward Bernays, Propaganda. Comunicazione sociale e politica, 1928.
  • Edward Bernays, The Engineering of Consent, 1947.
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