“Nessun professore di storia contemporanea, nessun professore di italiano, nessuno di coloro che in passato s’erano vantati di essere socialisti aveva sacrificato lo stipendio alle convinzioni così baldanzosamente esibite in tempi di bonaccia”.
(Salvemini)

Nell’ottobre del 1931 il Regime fascista chiese il giuramento di fedeltà ai professori universitari. Soltanto in 14 su 1225 (nella storiografia ufficiale 12) si opposero: i loro nomi sono raramente ricordati, benché si sia trattato di una minoranza eroica. Valabrega rende conto di due elenchi diversi, con 16 o anche 17 nomi, mentre Carlo Sforza (1872-1952), all’epoca, li ridusse a 11, come anche l’Enciclopedia Garzanti. Il giuramento non fu percepito da tutti come lecito, Pio XI (1857-1939), ad esempio, che era contrario, propose una sorta compromesso: «i professori cattolici possono giurare, ma con riserva di non contraddire i principi cattolici. Diede quindi incarico al rettore della Cattolica di Milano, padre Agostino Gemelli, (1878-1959) di trattare con il Ministro dell’Educazione Nazionale, Giuliano Balbino (1879-1958), che aveva imposto il giuramento, e con Mussolini (1883-1945) l’esclusione dei soli professori dell’Università Cattolica. La deroga venne concessa, ma con un’altra riserva (da parte del regime): «si proponga a tutti i professori della Cattolica un giuramento volontario. Tutti giurano volontariamente (con la riserva indicata da Pio XI), tranne quattro professori, fra i quali spiccò lo stesso padre Agostino Gemelli.» (Valabrega, 2014) Ma ci fu anche chi, come Croce e Togliatti, espresse l’esigenza di giurare pur di non lasciare l’Università ai soli fascisti: «Mantenendo la cattedra, avrebbero potuto svolgere “un’opera estremamente utile per il partito e per la causa dell’antifascismo ” (così Concetto Marchesi motivò a Musatti la sua scelta di firmare)» (Radi, 2020). 

I LORO NOMI

Nella minuscola schiera figurano quattro giuristi (Francesco ed Edoardo Ruffini, Fabio Luzzatto ed Enrico Presutti), un orientalista (Giorgio Levi Della Vida), uno storico dell’antichità (Gaetano De Sanctis), un teologo (Ernesto Buonaiuti), un matematico (Vito Volterra), un chirurgo (Bartolo Nigrisoli), un antropologo (Marco Carrara), uno storico dell’arte (Lionello Venturi), un chimico (Giorgio Errera ) e uno studioso di filosofia (Piero Martinetti), ed infine Giuseppe Antonio Borgese, titolare della cattedra di estetica all’Università di Milano: «Diversi per estrazione sociale e radici culturali – altoborghesi e figli di tabaccaio, religiosissimi e anticlericali, socialisti e liberali, repubblicani e monarchici, ebrei e cattolici – i dissidenti sono apparentati da una spessa moralità e da un’indole naturalmente fuori del coro» (Radi, 2020).

LA LOTTA OGGI

Oggi la storia si ripete, in altre forme, ma non poi così diverse, quando una nuova “tessera” viene inserita per poter accedere alla cultura. Oggi l’appello dei docenti universitari si alza contro «la natura discriminatoria del “green pass”, per ribadire che l’Università è un luogo di inclusione e per avviare un serio e approfondito dibattito sui pericoli di una tale misura, evitando ogni forma di esclusione e di penalizzazione di studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo».

IL CUORE DELL’APPELLO

Dal primo settembre per frequentare le università italiane, sostenere gli esami e seguire le lezioni si deve essere in possesso del cosiddetto “green pass”. Tale requisito deve essere valido per docenti, personale tecnico, amministrativo e bibliotecario e studenti e ciò estende, di fatto, l’obbligo di vaccinazione in forma surrettizia per accedere anche ai diritti fondamentali allo studio e al lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico.
Molti tra noi hanno liberamente scelto di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid-19, convinti della sua sicurezza ed efficacia. Tutti noi, però, reputiamo ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione (art. 32: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”) e con quanto stabilito dal Regolamento UE 953/2021, che chiarisce che “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono state vaccinate” per diversi motivi o “che hanno scelto di non essere vaccinate”.

IL VALORE DELLA LIBERTÀ DI SCELTA

Nello specifico della realtà universitaria, i docenti sottoscrittori di questo pubblico appello ritengono che si debba preservare la libertà di scelta di tutti e favorire l’inclusione paritaria, in ogni sua forma. Nella situazione attuale, o si subisce il green pass, oppure si viene esclusi dalla possibilità di frequentare le aule universitarie e, nel caso dei docenti, si è sospesi dall’insegnamento: tutto questo viola quei diritti di studio e formazione che sono garantiti dalla Costituzione e rappresenta un pericoloso precedente.
In sostanza, la “tessera verde” suddivide infatti la società italiana in cittadini di serie A, che continuano a godere dei propri diritti, e cittadini di serie B, che vedono invece compressi quei diritti fondamentali garantiti loro dalla Costituzione (eguaglianza, libertà personale, lavoro, studio, libertà di associazione, libertà di circolazione, libertà di opinione).
Quella del “green pass” è una misura straordinaria, peraltro dai contorni applicativi tutt’altro che chiari, che, come tale, comporta rischi evidenti, soprattutto se dovesse essere prorogata oltre il 31 dicembre, facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere.
Auspichiamo che si avvii un serio dibattito politico, nella società e nel mondo accademico tutto (incluse le sue fondamentali componenti amministrativa e studentesca), per evitare ogni penalizzazione di specifiche categorie di persone in base alle loro scelte personali e ai loro convincimenti, per garantire il diritto allo studio e alla ricerca e l’accesso universale, non discriminatorio e privo di oneri aggiuntivi (che sono, di fatto, discriminatori) a servizi universitari.
Chiediamo pertanto che venga abolita e rifiutata ogni forma di discriminazione.

Visualizza a questo link i sottoscrittori: https://nogreenpassdocenti.wordpress.com/s/

LA SOTTOSCRIZIONE

PER SOTTOSCRIVERE L’APPELLO OCCORRE INVIARE UNA MAIL INDICANDO NOME, COGNOME, QUALIFICA, AFFERENZA (opzionale) DAL PROPRIO INDIRIZZO ISTITUZIONALE A: universitariuniti@gmail.com.
LA SOTTOSCRIZIONE VIENE RESA PUBBLICA SUL SITO: https://nogreenpassdocenti.wordpress.com/s/

Mail: universitariuniti@gmail.com

informativa sulla privacy: https://nogreenpassdocenti.wordpress.com/privacy/

Fonte e link ufficiale: Appello dei docenti universitari: “No al green pass”app

Bibliografia

  • Boatti Giorgio, Preferirei di no Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Einaudi Torino (2001).
  • De Felice Renzo, Mussolini il Duce. Gli anni del consenso, Einaudi, Torino (1974).
  • Galante Garrone Alessandro, I miei migliori, Garzanti, Milano (1984).
  • Goetz Helmut, Il giuramento rifiutato – I docenti universitari e il regime fascista, La Nuova Italia Milano (2000).
  • Salvemini Gaetano, Memorie di un fuoruscito (a cura di Gaetano Arfè), Feltrinelli Milano 1960.
  • Giordano Bruno Guerri, Fascisti, Mondadori.
  • Nino Tripodi, Italia Fascista in piedi, Borghese & Ciarrapico editori.
  • Riccardo Radi, I professori universitari che dissero NO al Duce, Filodritto, 15 ottobre 2020.
  • Paolo Valabrega, I dodici professori che non hanno giurato, 6 maggio 2015, digitale in pdf, consultato il 30 novembre 2021.
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