Le nevrosi non nascono da impulsi e istinti non soddisfatti, ma dalla mania di onnipotenza.
[Rudolf Allers]

Rudolf Allers fu psichiatra e filosofo, ed ha avuto il grande merito di mettere con le «spalle al muro» un certo tipo di psicoanalisi, fornendo un’alternativa solida e caparbia alle teorie proposte dalla «scuola freudiana», criticando le «dottrine» sulla nevrosi che proprio Freud (1856-1939), il padre della psicoanalisi intorno al quale ruotava tutta la materia, aveva imposto quasi come un dogma poi avvalorato da molti allievi e dall’ambito Accademico più che conciliante con il medico austriaco.

LE ORIGINI

Nato a Vienna nel 1883, pur se di origini ebraiche, Allers era cattolico, cosa rara nel mondo della psicologia, in genere «terra straniera per i credenti» (Antonio Giuliano, 2014) e ambito dell’esistenza umana poco frequentato dai cattolici. I motivi di questa reciproca diffidenza, fra credenti e studi psicologici, sono diversi, ma certamente come ebbe a dire San Giovanni Paolo II: «[…] la visione antropologica, da cui muovono numerose correnti nel campo delle scienze psicologiche del tempo moderno, è decisamente, nel suo insieme, inconciliabile con gli elementi essenziali dell’antropologia cristiana, perché chiusa ai valori e significati che trascendono il dato immanente e che permettono all’uomo di orientarsi verso l’amore di Dio e del prossimo come sua ultima vocazione» (S. Giovanni Paolo II, 1987). Anche Stefano Perenti, in un’interessante presentazione del lavoro di Roberto Marchesini sulla psicologia clinica di radice teologica, afferma che «la psicologia è diventata il terreno degli oppositori della Chiesa, in cui il cattolicesimo è comunemente inteso come un ostacolo alla laicità professionale». Ma la militanza cattolica non fu mai un ostacolo per Allers.

CULTURA FAMILIARE

Il padre di Rudolf, Mark Allers, era un fisico, ma coltivò con grande coinvolgimento studi umanistici; la madre, Augusta Grailich, lo incoraggiò allo studio, alla lettura, alla cultura in generale, invogliandolo ad allargare i propri orizzonti e i propri interessi. Anche per questo fin da piccolo fu in grado di leggere ed esprimersi in tedesco, francese e inglese; e da adulto comunicò agevolmente in cinque lingue. Pur attratto dalla filosofia, Allers decise di dedicarsi alla medicina, che studiò all’Università di Vienna. Fu proprio qui, a Vienna, che entrò in contatto con le teorie di Sigmund Freud, del quale frequentò le lezioni come allievo. Il giovane futuro medico non ci mise molto a ritrovarsi in una posizione critica rispetto agli insegnamenti che il professore austriaco impartiva agli allievi; posizione che con il tempo andò radicalizzandosi in modo strutturato e significativo, fino a diventare, nel tempo, una vera e propria alternativa alle teorie freudiane.

CASA ALLERS

Ma l’incontro davvero importante per Allers fu quello con Carola Meitner (1884-1952), che sposò nel 1908. Carola era sorella di Lisa Meitner (1878-1968), scienziata che, con Otto Hahn (1879-1968), avrebbe dato importanti contributi teorici alla fissione atomica. La coppia coltivò sempre molti interessi comuni, soprattutto intellettuali e spirituali, perciò casa Allers fu spesso punto di incontro con autorevoli figure della cultura dell’epoca. Nel 1913, ad Allers venne assegnata la cattedra di psichiatria nella Scuola di Medicina dell’Università di Monaco, cui dovette rinunciare nel 1914 all’inizio della Prima Guerra Mondiale, durante la quale servì come medico nell’Armata d’Austria, operando in prima linea ed entrando così in contatto con la sofferenza dei soldati e i disturbi collegati ai traumi subiti. Ciò lo indusse a scrivere i primi trattati, fra cui la cura fisica e psicologica delle ferite da pallottola. Seguirono ricerche nell’ambito neurologico e importanti studi sulla percezione sensoriale.

UNA NUOVA TEORIA PSICOLOGICA

Nel dopoguerra, Allers si allontanò in maniera decisiva dalle ipotesi freudiane, accostandosi ad Alfred Adler (1870-1937), psicologo viennese ed ex collaboratore dello stesso Freud. La relazione professionale fra Freud e Adler si era raffreddata, e poi spezzata, a causa del «dogmatismo estremo del creatore della psicoanalisi e del pansessualismo che in quell’epoca sosteneva» (Martin F. Echevarria, 2001). Nelle decadi che vanno dal 1918 al 1938, Allers lavorò alla Scuola di Medicina dell’Università di Vienna, prima nel dipartimento di psicologia della sensazione e psicologia medica e, a partire dal 1927, nel dipartimento di psichiatria. In quegli anni di studio e rapporto con altri medici e psichiatri e, soprattutto, grazie al lavoro sul campo, a contatto con le «nevrosi», Allers si convinse in modo fermo e decisivo che qualunque teoria psicologica e psichiatrica doveva fondarsi su saldi presupposti antropologici:

«Mi risulta sempre più evidente che la teoria e la pratica della psichiatria dipendono, in buona misura, dalle idee generali sulla natura umana che prevalgono nelle successive fasi della storia. Mai prima la storia si è mossa così velocemente, come dalla fine del ‘900. Di conseguenza, non erano mai avvenuti così profondi cambiamenti in tutte le discipline empiriche e teoretiche. La psichiatria è coinvolta in questo processo come lo sono le altre discipline, o forse ancora di più. Infatti, il modo in cui lo psichiatra concepisce i suoi problemi e i suoi compiti dipendono, lo sappia o no, dalla maniera come egli concepisce la natura umana. Tuttavia, lo sviluppo della visione sull’uomo appartiene alla filosofia» (R. Allers, 1916).

PSICOLOGIA E FILOSOFIA

Alfred Adler (1870-1937).

E una psicologia del tutto autonoma dalla filosofia e dalla metafisica non era possibile per Allers. Bisognava partire da una visione antropologica completa dall’individuo, perché qualunque visione parziale (nel senso di riduttiva) poteva essere fonte di errore. Allers decise di mettere in discussione i postulati di Freud – e dei suoi seguaci – proprio perché una interpretazione preconcetta dell’uomo li aveva resi «dogmi» e le teorie sulla nevrosi erano, quindi, diventate «dottrine», ma quando i principi divengono dogmi non è più possibile metterli in discussione, per cui Allers dovette fare delle scelte non facili. Nel 1925 all’interno della scuola viennese di Adler si costituì un sottogruppo interessato alla necessità di un fondamento filosofico della psicologia, e ormai distante dalla visione adleriana del tutto ostile a una «visione antropologica integrale, aperta alla trascendenza e magari aduna prospettiva religiosa in psicoterapia» (Martin F. Echevarria, 2001). Si trattava della cosiddetta «terza scuola di psicoterapia viennese», i cui perni teorici erano proprio Rudolf Allers e il suo amico Oswald Schwarz (1883-1949). La rottura definita con Adler, tuttavia, arrivò nel 1927, dopo accesa discussione, in seguito alla quale Allers abbandonò l’Associazione di Psicologia Individuale (creata da Adler), insieme a Schwarz e a Viktor E. Frankl (1905-1997).

AMICIZIE IMPORTANTI


S. Teresa Benedetta della Croce
Edith Stein

Fu Frate Agostino Gemelli (1878-1959) a suggerire ad Allers nuove chiavi di interpretazione psicologica, invitandolo a trasferirsi a Milano per approfondire la filosofia e qui si laureò, per l’appunto, in filosofia, all’Università Cattolica del Sacro Cuore (1934), ed entrò in profondità nella concezione tomistica dell’uomo e del suo rapporto con Dio. Allers aveva già tradotto in tedesco il De ente et essentia dell’Angelico, insieme ad altri testi di Sant’Anselmo, e su tali questioni aveva condiviso molto con l’amica Edith Stein (1891-1942), filosofa e mistica tedesca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, vittima della Shoah, amica che aveva a lungo frequentato casa Allers.
Ma Rudolf, inviso già al nazismo per la sua militanza cattolica e le sue origini ebraiche, nel 1938 si trasferì negli Stati Uniti, dove insegnò alla Catholic University of America di Washington, concludendo, dopo dieci anni, la sua carriera alla Georgetown University. La critica a Freud fu quanto mai coraggiosa, anche perché portata avanti in un periodo in cui il padre della psicoanalisi spopolava in Europa con le sue teorie sulla libido e sulla nevrosi. Eppure, Allers rilevò quanto, in realtà, la strada per affrontare le nevrosi non fosse lo studio del conflitto, ma il modo in cui l’individuo si pone davanti ad esso:

«Per guarire una nevrosi non è necessaria un’analisi che discenda fino alle profondità dell’inconscio, per tirare fuori chi sa quali reminiscenze, né un’interpretazione che veda le modificazioni o maschere dell’istinto nei nostri pensieri, sogni e atti. Per guarire una nevrosi è necessaria una vera metanoia, una rivoluzione interiore che sostituisca l’umiltà all’orgoglio, l’abbandono all’egocentrismo. Se diventiamo semplici, possiamo vincere l’istinto con l’amore, che costituisce – se gli è veramente dato di svilupparsi – una forza meravigliosa e invincibile».

LO «SGUARDO DAL BASSO»

Per Allers «l’ossessione per la parte inferiore», manifesta in un certo tipo di psicoanalisi, e lo «sguardo costretto sempre verso il basso» che non volge mai alla metafisica antropologica la sua attenzione, non avrebbe mai potuto risolvere alcun conflitto né tanto meno interpretarlo:

«Questo modo di considerare la natura umana non è che una delle numerose forme da cui si manifesta una tendenza generale che, dopo secoli, ha pervertito la mentalità occidentale. Potrebbe chiamarsi: lo sguardo dal basso. Tutto ciò che è inferiore, tutto ciò che si avvicina alla natura brutta o perfino morta, è giudicato come più vero, più naturale, più importante. Se uno getta lo sguardo su tante eresie, tante mode intellettuali,anche deviate, tante pseudo-filosofie, tante idee sociali contemporanee: dappertutto incontrerà questa idea funesta secondo cui l’inferiore costituisce il fondo e il centro della realtà, ciò che realmente importa, che cercarlo, è fare un atto di scienza, e che viverla è conformarsi alle esigenze più vere della natura umana» (R. Allers, 1936).

Seconda parte

Bibliografia

  • Martin F. Echavarria, Rudolf Allers, psicologo cattolico, Tratto da una versione ampliata dell’articolo omonimo pubblicato in Ecclesia, 15 (2001) pag. 539 – 562, Università Abat Oliba, Barcellona.
  • Rudolf Allers, Psicologia e Cattolicesimo, D’Ettoris, 2016.
  • Jorge Olaechea Catter, Rudolf Allers, psichiatra dell’umano. Per una psicologia filosofico-antropologica della persona umana, D’Ettoris, 2013.
  • Antonio Giuliano, Allers: l’alternativa a Freud, Avvenire, 7 agosto 2014.
  • Titone R. (1957), Rudolf Allers, psicologo del carattere, Brescia, La Scuola.
  • Hoehn M. (1948), Rudolf Allers. InId. (a cura di), Catholic Authors, Newark, St. Mary’s Abbey.
  • Collins J. (1964), The Work of Rudolf Allers, «The New Scholasticism», vol. 38, pp. 281-309.
  • Roberto Marchesini, Le vie della psicologia. Storia e tendenze contemporanee, Sugarco Edizioni, 2020.
  • llers R. (1916), Über Schädelschüsse. Probleme der Klinik und der Fürsorge, Berlin, Springer.
  • Allers R. (1922), Über Psychoanalyse. Einleitender Vortrag mit daranschliessender Aussprache im Verein für angewandte Psychopathologie und Psychologie in Wien, Berlin, S. Karger.
  • Figari L.F. (2005), An inexplicably forgotten thinker: The reappearance of Dr. Allers, «Rudolf Allers Information Page» (http://www.rudolfallers.info/figari.html).
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