Wagner, Woodstock e gli dei della rivoluzione

In passato, come oggi, l’adozione di idee nuove, giovani e progressiste ha sempre avuto un’impronta chiaramente sessuale. Nessun musicista ha tradotto meglio di Richard Wagner (1813-1883) l’assoluto, l’ambizione, il potere, l’eros, il dominio sulla natura e sugli uomini, diventando motore della rivoluzione culturale che, iniziata con la sua musica, avrebbe stravolto la cultura occidentale, affascinando perfino il filosofo dionisiaco Friedrich Nietzsche (1844-1900) e il dittatore appassionato di leggende neo pagane Adolf Hitler (1889-1945). Immerso nell’ascolto della musica wagneriana, anche Charles Baudelaire (1821-1867) avrebbe riflettuto «sull’alleanza di tutte le arti che devono ricorrere insieme al medesimo fine». Ma di quale fine si tratta?

La nascita di un rivoluzionario

Nel 1830, quando è poco più che un ragazzo, Richard Wagner (1813-1883) conosce Heinrich Laube (1806-1884), intellettuale di spicco della Junges Deutschland (Giovane Germania) gruppo di scrittori, attivo tra il 1830 e il 1848, nel quale domina un radicalismo intellettuale che esprime l’insofferenza – politica e letteraria – nei confronti della tradizione culturale e della religione cristiana, i cui valori dominanti e le cui consuetudini sono considerate nemiche del liberalismo e della nuova etica emotivamente dominante. Essi sono romantici, nel senso più rivoluzionario e drammatico del termine.

Laube, in particolare, è un convito assertore del «libero amore» e strenuo oppositore al codice morale classico, che impone matrimoni monogamici e inibisce la libera affermazione dell’adulterio. Lui e Wagner si conoscono quando l’intellettuale tedesco diviene amante della sorella del futuro musicista, e iniziano a disquisire liberamente di romanticismo e rivoluzione culturale, tanto che il futuro autore del Der Ring des Nibelungen (L’Anello del Nibelungo, 1853) viene «ammaliato dall’accentuazione erotica» che l’altro esprime apertamente.

Libero amore e matrimonio borghese

Minna Planer
Minna Planer

Le idee sul libero amore, e sul superamento delle convenzioni della morale puritana, sono, di fatto, il tema portante del libretto Das Liebesverbot (Il divieto di amare) basato sull’opera Misura per Misura di Shakespeare (1564-1616), che il ventunenne Wagner musica pensando alla diffusione delle proposte de la Giovane Germania. Nel giro di pochi anni, Wagner si ritrova a vivere in un matrimonio «borghese», con Minna Planer (1809-1866), e varie relazioni adulterine eccellenti, tutte con donne già sposate o promesse ad altri uomini; esperienze che lo confermano nelle convinzione che la sessualità umana sia il centro della tensione emotiva, culturale e sociale.

La vita privata e la rivoluzione musicale anelata febbrilmente da Wagner sembrano procedere su binari paralleli. Disperatamente infelice per essere sposato a una donna che non gli piace più – Minna è più vecchia di lui e malata, per questo sfiorisce rapidamente –, impossibilitato ad attuare la rivoluzione politica che ha percepito come inevitabile quando è entrato in contatto con anarchici quali Michail Bakunin (1814-1876), e influenzato dal romanticismo sovversivo alla Laube, oltre che dalle amanti, Wagner allarga gli obiettivi del proprio pensiero rivoluzionario, abbracciando l’idea di una catarsi cosmica e culturale. L’insurrezione politica e il l’atteggiamento bohémien non possono più bastare: serve molto di più.

L’arte della rivoluzione

J.W. Waterhous (1849-1917) - Tristano e Isotta
J.W. Waterhous (1849-1917) – Tristano e Isotta

La musica stessa deve diventare «l’arte rivoluzionaria per la rivoluzione sociale e culturale». L’apice della ribellione è il superamento della «Melodia assoluta», perché Wagner e i suoi numerosi contemporanei bohémienne sanno che essa rappresenta la tradizione dominante, poiché fin dagli albori del cristianesimo, e già nella stessa cultura classica, la musica concretizza l’antitesi artistica (e spirituale) all’anarchia del caos «Togli solo la gerarchia, stona questa corda, e vedrai la discordia che ne segue», suggerisce Shakespeare per bocca del suo Ulisse (Troilo e Cressidra, 1609), e il drammaturgo ricorrere spesso ad analogie musicali per ribadire l’importanza dell’ordine rispetto al caos, ordine di natura armonica. Platone, Aristotele, Tommaso D’Aquino, Novalis: per loro, e per molti altri, armonia e ordine divino sono una sola cosa in argine al pericolo dell’anarchia.

Wagner comprende che una rivoluzione armata non potrà mai sovvertire l’ordine sociale con la stessa efficacia di una rivoluzione culturale. Se nell’opera Tannhauser (1845), il cavaliere cristiano protagonista si sveglia nella Montagna di Venere, regno della delizia sessuale, e nonostante questo riesce a salvarsi nella redenzione finale (ovvero nel controllo dell’istinto sessuale più smodato), nel Tristano e Isotta (1857) Wagner si confronta con il tema dell’adulterio come violazione della «famiglia patriarcale», nella quale Minna ancora lo tiene prigioniero. L’opera diviene espressione della «volontà titanica dell’artista», che anela a liberarsi da regole e convenzioni e si alimenta della spinta a opporsi a ogni legge al di fuori di se stessa. E questa anarchia è erotica.

Da Wagner a Woodstock

Woodstock – 1969

Wagner contrappone, sempre più consciamente, «la Melodia patriarcale» e i nuovi elementi che esprimono un desiderio titanico di assoluto e di predominio. Il suo contesto poetico, lirico, sinfonico rende improvvisamente possibile, perfino auspicabile, l’adulterio e il libero amore, rappresentato dal legame tra Tristano e Isotta; un legame che la nuova musica esprime in chiave sensuale «la musica è donna… il poeta genera, la musica partorisce» (R. Wagner, Opera e dramma, Bocca, Milano 1929, p. 138), basata su un «cromatismo» in un’ottava di dodici semitoni (di matrice barocca, che esprimono musicalmente indeterminatezza, libertà dall’ordine), invece della tradizionale scala diatonica di sette note. È la sua rivoluzione: la musica che seduce e accende l’erotismo del testo, nel quale la Melodia, fino ad allora dominatrice, diviene secondaria. Una musica sconvolta che evoca il disordine, la vittoria dell’istinto, l’offuscamento della ragione.

Quando Nietzsche incontra Richard Wagner diventa immediatamente wagneriano, perché già sa che nessuna rivoluzione sociale può essere efficace se condizionata da una morale sessuale stabile: serve il disordine. Di fatto, egli sarà il filosofo della rivoluzione dionisiaca, si farà interprete della rivoluzione culturale e ne sarà pienamente consapevole «Conosco la mia sorte. Un giorno sarà legato al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme – una crisi, quale mai si era vista sulla terra, la più profonda collisione della coscienza, una decisione evocata contro tutto ciò che finora è stato creduto, preteso, consacrato» (Nietzsche, Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è, Adelphi, Milano, 1981, p. 127).

Gli dei della rivoluzione

The Rolling Stones
The Rolling Stones

Il «trionfo della volontà», la trasvalutazione dei valori, la liberazione sessuale saranno fra i temi dominanti della musica del nuovo secolo, fino alla grande rivoluzione sociale dagli anni Cinquanta in poi; rivoluzione che ha sempre avuto nella musica un partner d’eccezione, nel quale celebrare la libertà sessuale attraverso la musica, consegnando alla storia eventi come Woodstock 1969.

Bibliografia

M. Owen Lee, Wagner. The Terrible man and His Truthful Art, University of Toronto Press, Toronto, 1999.

Enrico Fubini, Richard Wagner e Friedrich Nietzsche, Edizioni Unicopli, 1984.

E. Michael Jones, Il ritorno di Dioniso. Musica e rivoluzione culturale, Effedieffe, 2009.

Ernesto Assante, Woodstock: The 1969 Rock & Roll Revolution, 2018.

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