Estate 1797, suggestivo Somerset, contea a sud-ovest dell’Inghilterra. Un uomo passeggia immerso nell’umido vento dell’Oceano. Cerca di rifocillarsi, di ritrovare un equilibrio, di ristabilirsi a causa della salute malferma. Il consiglio di un amico medico lo ha indirizzato in un luogo dove poter respirare aria salubre, ma le passeggiate diventano passaggi contemplativi di una fervida mente di poeta.
Il primo scrittore “psichedelico”
L’uomo è Samuel Taylor Coleridge (1772-1834) poeta, critico letterario, filosofo, autore del celeberrimo Lyrical Ballads (1789). Tutto sommato ancora giovane, si appassiona ai paesaggi mistici del luogo, cerca verità sfumate nei colori tenui del mare e del cielo, si lascia trasportare dall’incantevole cavalcata delle nuvole; e utilizza grandi quantità di laudano, un medicinale a base di oppio: «Un giorno, per scivolare nell’oblio e fermare i pensieri tormentosi, prese una boccetta del medicamento e ne versò numerose gocce in un bicchiere di acqua, poi si accomodò su una poltrona davanti a una finestra e si mise a leggere i Viaggi di Samuel Purchas. […] Al suo risveglio vide un poema già composto, con tanto di rime e assonanze. Ancora sopraffatto sedette al tavolo per trascrivere una cinquantina di versi […] ma la grande visione era perduta per sempre» (M. Iannaccone, p. 6).
Club des Hashischins
Molti scrittori, poeti e intellettuali hanno fatto uso di droghe ritenendole, a seconda dell’ambiente, delle circostanze e del secolo, una «debolezza da esplorare» o un «varco diabolico» verso il soprannaturale (M. Iannaccone, p. 8). Uno dei primi fu Coleridge, ma ben presto lo seguì una schiera folta di artisti, i quali fecero uso di droghe esplorative fino a intossicarsi: Thomas de Quincey, Edgar Allan Poe, Baudelaire, per esempio, che alimentarono la loro ispirazione con abbondanti dosi di oppio, hascisc e assenzio, bevanda cui veniva aggiunto il laudano. Il Club des Hashischins era un riservato cenacolo di intellettuali che erano soliti ritrovarsi all’Hôtel de Lauzun (o Pidoman) a Parigi. Il gruppo fu convocato la prima volta da Théophile Gautier (1811-1872), scrittore, poeta e critico letterario francese particolarmente caro a Baudelaire che gli dedicò i suoi «Fiori malsani», e che, una volta iniziato alla sostanza «magica», radunò un gruppo di amici per goderne insieme gli effetti rivelatori: Victor Hugo, Alexandre Dumas, Charles Baudelaire e Honoré de Balzac ne presero regolarmente parte.
Le «dosi di paradiso»
Le «dosi di deliziosa droga» venivano somministrate dal dottor Moreau de Tours, assumendo tali «porzioni di paradiso» i soci viaggiavano in luoghi lontani e misteriosi, meandri della mente che regalava loro qualcosa che insolito era dire poco. Le poesie di Baudelaire sono una sorta di reportage di questi viaggi. La moda si diffuse rapidamente prima a Parigi, e poi altrove, e interessò numerosi movimenti legati all’arte, ma coloro che ne fecero uso non la propagandarono mai, anzi «Il consumo e i suoi effetti dovevano restare intimi, circoscritti tra amici e iniziati» ai circoli (M. Innaccone, p. 9).
Il serpente piumato
Anche David Herbert Lawrence (1885-1930), scrittore e filosofo inglese, trovò nell’uso delle droghe «magia, estasi e visioni». Innamoratosi del Messico, raccontò dell’effetto estatico delle droghe di cui aveva fatto uso durante i suoi viaggi in terra messicana. Nel The plumed serpent (Il serpente piumato, 1926) affermò che la pace non è nel bene, ma nell’equilibrio fra bene e male, o meglio, nell’accettare la presenza del male come equilibrio al bene. Le droghe, la rinascita, la rigenerazione, il sangue sono elementi chiave della sua opera e da qui il primitivismo, il fascino del neo paganesimo, i riti di rinascita e fertilità, la dea Natura. Ipotizzò la fondazione di una «società diversa» alternativa, nel senso spirituale e visionario del termine, e la chiamò Rananim, l’isola felice e utopica.
L’isola di Huxley
L’utopia di Lawrence ispirò Aldous Huxley, autore psichedelico per eccellenza – e ben consapevole di esserlo – che raccolse la sfida e la rilanciò nel testo Island (L’Isola, 1962), la sua ultima opera, nella quale immaginò di fondare la sua idea di società utopica su un «culto allucinogeno» basato sull’uso di «medicina moksha» sostanza psichedelica con esiti simili alla mescalina. Gli effetti del «culto mescalinico» che Huxley descrisse erano frutto dei suoi personali esperimenti con la mescalina, della quale in quel periodo faceva normale abuso, incoraggiato dalle «rivelazioni» dell’amico Alister Crowley, una delle personalità più disturbate e disturbanti dell’epoca. Crowley suggeriva che gli stati allucinogeni perseguibili con l’uso costante di droghe, benché alteranti, fossero canali di accesso al soprannaturale, ovviamente a un soprannaturale occulto.
Il signore dell’occulto
Aleister Crowley (1875-1947) nacque nella contea del Warwickshire (Inghilterra), e conobbe fin da piccolo la vita di settaria e le cerimonie religiose alternative, soprattutto perché i genitori erano adepti del culto di Plymouth Brethren. Iniziò la sua carriera come pittore e autore di testi pornografici, fino a quando non ricevette l’illuminazione che lo spinse a entrare nel mondo dell’occulto, in particolare attraverso l’iniziazione all’Hermetic Order of the Golden Dawn (loggia massonica fondata nel 1888). Frequentando la Golden Dawn, incontrò Allan Bennett (1872-1923), che lo introdusse alle dottrine orientali, e Samuel Liddell MacGregor Mathers (1854-1918), che lo iniziò alla magia di Abramelin il Mago, che egli utilizzava per comunicare con il proprio «diavolo custode».
Le confessioni oscure
Crowley, che aveva soprannominato «Madre di Dio» una delle prostitute con cui viveva, scrisse in The Confessions (1929) che «Secondo l’ipotesi cristiana, la realtà del male rende il diavolo uguale a Dio. (E, se dovessi parteggiare per qualcuno, allora) non sarebbe difficile scegliere. Le forze del bene sono sempre state quelle che mi hanno oppresso. Le ho costantemente viste distruggere la felicità degli altri uomini, miei simili, attorno a me. E poiché dunque mi è stato dato di sperimentare il mondo dell’incorporeo, il mio primo passo deve consistere nell’entrare in personale contatto con il diavolo». E in The Secret Rituals of the O.T.O. (opera in cui descrisse i rituali segreti dell’Ordo Templi Orientis) Crowley parlò del cattolicesimo come di uno «spregevole culto materialista», lodando i satanisti che con le loro messe nere «almeno hanno sollevato l’Uomo contro lo schifoso demone dei cristiani».
L’eredità psichedelica
La sua analisi e il suo studio sugli stati sovrannaturali perseguibili con l’uso di droghe e sostanze psichedeliche furono ripresi alla lettera da numerosi scrittori e intellettuali del Novecento; Aldous Huxley fu solo uno fra questi.
Continua…
Bibliografia e sitografia
- Mario Iannaccone, Rivoluzione Psichedelica. La CIA, gli hippy, gli psichiatri & la rivoluzione culturale degli anni Sessanta, Edizioni Ares, 2020.
- Aleister Crowley: il padre del satanismo moderno, a cura di Altrarealtà, 21 marzo 2016.
- Massimo Introvigne, Il cappello del mago. I nuovi movimenti magici, dallo spiritismo al satanismo, Sugarco Edizioni, 1996.
- Aleister Crowley, La Psicologia dell’Hashish, edizione del 2018.