Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir: la filosofia della perversione

«Mi presento […] Io mi raffiguro la gloria come un salone da ballo pieno di signori in abito da sera e di signore scollate che alzano le coppe in mio onore. […] la gloria mi tenta, perché vorrei essere al di sopra degli altri, che disprezzo» (Jean-Paul Sartre, Lettere al Castoro e ad altre amiche, p. 9).

L’amante freddo e crudele

Jean-Paul Sartre

Così scrive il filosofo della nausea, Sartre (1905-1980), nella lettera in data 1926 inviata a una delle tante amanti, Simone Jolivet (1903-1968), lettera che la compagna storica, la filosofa femminista ed esistenzialista Simone de Beauvoir (1908-1986), raccoglie insieme ad altre decine di messaggi, missive, riflessioni filosofiche e pensieri sparsi apparentemente come omaggio postumo, ma lasciando il sospetto che si tratti di una vendetta al femminile. Il profilo di Sartre che trasuda dall’epistolario, infatti, è quello di un uomo irrisolto e maniacalmente attratto dalle donne, dal sesso, dall’erotismo ludico e sadico. L’incarnazione dell’amante Freddo e crudele, di Gilles Deleuze (1905-1995).

Alle origini del masochismo letterario

 La Venere in pelliccia

A tal proposito, la E. L. James – autrice delle multimilionarie sfumature di grigio, rosso e nero – non ha inventato poi tanto, considerando che Leopold Von Sacher-Masoch (1836-1905), scrittore galiziano, noto quasi esclusivamente come colui che diede il nome al masochismo, nel 1869 firmò un contratto con la scrittrice Fanny Pistor, impegnandosi a essere “schiavo” della sua “padrona”. Fanny indossava pellicce, infliggendogli punizioni crudeli e aprendogli la mente a nuove forme di gioco-erotico. Il loro contratto durò sei mesi, nei quali Masoch visse mirabolanti e grottesche esperienze. Il tutto divenne narrazione nel Venere in Pelliccia (1870). Secondo Deleuze, Masoch non fa altro che cercare di educare «la donna ad incarnare un ideale» o, se vogliamo, un’ossessione con le sue applicazioni concrete delle teorie letterarie. Proprio come fa Sartre con le sue decine di amanti intrappolandole nell’esistenzialismo filosofico.

La teoria degli amori contingenti

La coppia di filosofi francesi non fa, in effetti, che riproporre, nei lunghi anni della propria relazione, una sorta di ricerca erotica e sperimentatrice, la concretizzazione della teoria degli amori contingenti. Ecco che nelle lettere al Castoro, ovvero alla Beauvoir, Sartre, il Kobra, annota, spesso nel dettaglio, le continue liaison sessuali – e i perversi giochetti psicologici – che lo legano alle giovani e giovanissime donne che incontra, anzi, che frequentemente è la stessa Beauvoir a fornirgli, essendo allieve delle classi di un istituto superiore, il liceo Molière, dove lei insegna e con le quali intreccia «condivisioni intime e particolari». Le studentesse sono affascinate da Simone: libera, emancipata, non sposata, che vive in albergo. Lei, da madrina del femminismo, parla loro di scelte sessuali, di liberazione dal giogo della famiglia, di nuove prospettive per le donne non più schiave del soffocante obbligo biologico alla maternità (approccio alla nuova donna che trascende la femminilità imposta culturalmente e biologicamente, espresso in modo più compiuto ne il Il Secondo sesso, del 1949).

Mémoires d’une jeune fille dérangée

Sartre e Beauvoir
Sartre e Beauvoir

Molti dettagli su queste «relazioni pericolose» sono giunti, dopo anni di imbarazzato silenzio, grazie a Bianca Lamblin, nota come Louise Védrine, la quale, nell’autobiografia Mémoires d’une jeune fille dérangée, afferma di essere stata vittima della coppia di «affamati seduttori».

Sono informazioni che trovano conferma anche in altre biografie, secondo cui le ragazzine diventano prima amanti di Simone, che risveglia in loro gli istinti sessuali attraverso scampagnate a sfondo erotico – la sverginazione simbolica – per poi essere passate a Sartre, attuando così la sverginazione fisica. Il filosofo docente spiega alle ragazze discenti l’atto sessuale con una «mescolanza di brutalità, di cafonaggine, di freddezza fisica, di pedanteria e di rozzezza», dichiara cinquant’anni dopo la Lamblin, costretta poi a ricorrere a cure medico psicologiche per superare la ripulsa verso il rapporto sessuale. Del resto la Beauvoir non vede mai veramente di buon occhio la «piccola ebrea di origine polacca», della quale scrive in una lettera del 1940 «Vaticina come una Cassandra, esitando fra il campo di concentramento e il suicidio», innanzi alla sua «fissazione» di essere internata ad Auschwitz.

Olga e Wanda

Simone de Beauvoir

Nella rete cadono anche due sorelle, Olga e Wanda Kosakiewicz, incapaci disottrarsi al magnetico fascino emanato dalla coppia. Olga, innamorata di Simone, si concede a Sartre per ingelosirla, e lui, a sua volta tormentato dalla relazione delle due donne, seduce Wanda: «Ieri sera è stato penoso», riferisce in una missiva alla Beauvoir di fine luglio 1938, «Lei era scombussolata dalla riconciliazione con Olga e dalla partenza di Olga. […] In rue Delambre l’ho baciata sulla bocca. […] Alla fine siamo entrati da lei […] seduti sul letto sfatto di Olga. Allora m’ha spiegato che lei non sapeva cosa fosse la sensualità, che di questo era desolata perché non poteva avere rapporti completi con me […]. L’ho calmata come ho potuto, l’ho rovesciata sul letto e l’ho abbracciata» (J. P. Sartre, op. cit., p. 171). Molti di questi ménage sono forzatamente interrotti all’indomani della denuncia della madre di Natalie Sorokin (1921-1967), una delle ragazze coinvolte; accusa che porta all’allontanamento della Beauvoir dal liceo in cui insegna.

Ipse dixit

Nella lettera del 9 dicembre 1939, Sartre scrive al suo amato Castorino che la coscienza non ha fondamento in Dio e in nessuna regola esterna: la coscienza esiste senza fondamento, è l’essere-per-sé-il-proprio-fondamento la fonte di tutti i valori. Ipse dixit.

Bibliografia

  • Jean-Paul Sartre, Lettere al Castoro e ad altre amiche, Garzanti, 1985.
  • Leopold von Sacher Masoch, Venere in pelliccia, traduzione di G. De Angelis e M.T. Ferrari, Edizioni Es, 2010.
  • Wanda von Sacher-Masoch, Le mie confessioni, trad. Gisele Bartoli e Claudia Beltramo Ceppi, Adelphi, Milano, 1977.
  • Carole Seymour-Jones, A dangerous liaison, Century, 2008.
  • Gilles Deleuze, Il freddo e il crudele, Edizioni SE, 2007.
  • Bianca Lamblin, A Disgraceful Affair: Simone de Beauvoir, Jean-Paul Sartre, and Bianca Lamblin, Northeastern, 1996.

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