Che il genere come categoria grammaticale non coincida affatto con il genere naturale si può dimostrare facilmente: è presente in molte lingue, ma ancora più numerose sono quelle che non lo hanno; può inoltre prevedere, nei nomi, una differenziazione in classi che in certi casi non sfrutta e in altri va ben oltre la distinzione tra maschile e femminile propria dell’italiano.
[Accademia della Crusca]

LA BATTAGLIA IDEOLOGICA CONTRO LA LINGUA

La battaglia contro il linguaggio tradizionale, ritenuto non inclusivo, viene da lontano e avanza da molto tempo, innervando politica, cultura, società e, soprattutto, istruzione primaria e quotidianità di ogni individuo. Il presunto «sessismo linguistico» fa la sua comparsa negli anni Sessanta e Settanta, sollevato prevalentemente dalle esponenti di quelle diramazioni femministe radicali particolarmente interessate alla questione della «differenza sessuale del linguaggio».
In Italia il tema venne rilanciato grazie al pamphlet della ultra femminista e attivista del Partito Radicale Alma Sabatini (1922-1988), Il sessismo nella lingua italiana, pubblicato prontamente dal Consiglio dei Ministri di allora. Del resto, nel 1984 la Sabatini «venne chiamata a far parte della neoistituita Commissione per la parità tra uomo e donna della Presidenza del consiglio dei Ministri, che avviò una poderosa ricerca sulla parità tra i sessi nella lingua, nei mass media e nelle istituzioni scolastiche» (Fonte enciclopedia Treccani alla voce Anna Sabatini, 28/09/21). Ovviamente, la destrutturazione del linguaggio doveva preludere alla definizione di genere maschile e femminile come di soli costrutti sociali, senza alcun legame, o quasi, con il sesso biologico degli individui, il che ha spianato la strada alla ben nota fluidità di genere che ha decostruito e demotivato le identità maschile e femminile.

UNA RISPOSTA AUTOREVOLE

In questo articolo non vogliamo inoltrarci nella questione del femminismo radicale e del linguaggio usato come strumento dissolutorio fin dagli anni Sessanta, ma riportare una recente reazione dell’Accademia della Crusca alla domanda di chiarimento in merito all’uso di forme grammaticali neutre o, addirittura, simboliche per evitare di utilizzare il maschile e il femminile nella lingua sia scritta che parlata: «Che il genere come categoria grammaticale non coincida affatto con il genere naturale si può dimostrare facilmente: è presente in molte lingue, ma ancora più numerose sono quelle che non lo hanno; può inoltre prevedere, nei nomi, una differenziazione in classi che in certi casi non sfrutta e in altri va ben oltre la distinzione tra maschile e femminile propria dell’italiano (dove riguarda anche articoli, aggettivi, pronomi e participi passati) perché, oltre al neutro (citato in molte domande pervenuteci, evidentemente sulla base della conoscenza del latino), esistono, in altre lingue, vari altri generi grammaticali, determinati da criteri ora formali ora semantici; infine, come avviene in inglese, può limitarsi ai pronomi, senza comportare quell’alto grado di accordo grammaticale che l’italiano prevede.»

L’IDEOLOGIA DELL’INCLUSIVITÀ

Se, da un lato, c’è chi continua ad affermare che «nel loro comportamento linguistico gli italiani (e le italiane) continuino a dimostrarsi meno attenti al rispetto delle differenze di genere» se paragonati ai parlanti delle altre lingue (Ondelli, 2020), dall’altro l’Accademia della Crusca specifica quella che sembra essere una piccola e trascurata ovvietà: «È senz’altro giusto, e anzi lodevole, quando parliamo o scriviamo, prestare attenzione alle scelte linguistiche relative al genere, evitando ogni forma di sessismo linguistico. Ma non dobbiamo cercare o pretendere di forzare la lingua – almeno nei suoi usi istituzionali, quelli propri dello standard che si insegna e si apprende a scuola – al servizio di un’ideologia, per quanto buona questa ci possa apparire.»
Tutto il resto è dissoluzione.

Bibliografia e sitografia

  • Un asterisco sul genere, https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/un-asterisco-sul-genere/4018 (consultato il 28 settembre 2021).
  • Le italiane e l’italiano: quattro studi su lingua e genere, a cura di Stefano Ondelli, EUT Edizioni Università di Trieste, 2020.
  • Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana, Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dipartimento per l’informazione e l’editoria, ed. 1993.
  • Vania Russo, Radiografia del femminismo. Storia, idee e protagoniste della sovversione progressista, Passaggio al Bosco, 2021.

 

 

 

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