La manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica, coloro i quali padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese.
[Edward L. Bernays]

È Edward Bernays (1891-1995)  ad affermare per primo, a chiare lettere, che a scegliere i politici che governano un Paese dovrebbe essere un “Comitato di saggi”, in questo modo i suoi membri avrebbero la possibilità perpetua (e non eleggibile) di «dettare il comportamento pubblico e privato, decidere cosa deve pensare la gente, manipolare le opinioni e le abitudini delle masse». Le armi per ottenere un simile potere sarebbero dunque la propaganda e le pubbliche relazioni. La propaganda non è persuasione, è una manipolazione della realtà non vincolata al beneficio di coloro cui è rivolta, ma esclusivamente al vantaggio di chi sostiene il dato messaggio (o l’idea).

Tutti gli uomini del Presidente

George Creel

Aprile 1917, il governo degli Stati Uniti d’America decide di entrare in guerra, ma la maggioranza degli americani è totalmente ostile all’idea di partecipare al conflitto che sta infiammando l’Europa. Per ottenere il consenso della popolazione, senza il quale il suo potere sarebbe più che dimesso, il presidente Thomas Woodrow Wilson (1856-1924) abilita in tempi record il Committee on Public Information, a capo del quale chiama come direttore il giornalista George Creel (1876-1953) ed è per questo che la commissione è passata alla storia come Creel Committee

L’obbiettivo del Creel

Nel gruppo Creel figurano, fin da subito, giornalisti, intellettuali ed esperti di marketing, oltre ai ministri di Guerra, Marina ed Esteri. L’obbiettivo è convincere gli Americani che partecipare al conflitto europeo sia la cosa giusta. Per ottenere lo scopo, la commissione ha a disposizione un vasto e multiforme dispiegamento di forze mediatiche: stampa, radio, brossure, film, telegrafo, comizi volanti, infiltrati fra la popolazione, caricature, poster. Il tutto coordinato attraverso una sede centrale in patria, la Domestic Section, e ben trentasei sedi estere, le Foreign Section.

Nel giro di pochissimo tempo la portentosa macchina di propaganda governativa (che però figura come organo indipendente) produce e diffonde milioni di poster – tra cui quello dello Zio Sam che con l’indice puntato e lo slogan I want you for US Army si rivolge direttamente ai cittadini – e poi migliaia di volantini.
Il reparto noto come Film Division, che fa capo all’industria del cinema con sede a Hollywood, inizia la distribuzione massiccia di pellicole ferocemente antigermaniche: Gli artigli dell’unno, Il Kaiser la belva di Berlino, All’inferno con il Kaiser, Il delinquente prussiano sono alcuni dei più noti.
Nel contempo, la News Division, addetta alla gestione delle informazioni, rimpalla con frequenza martellante le leggende nere più atroci riguardanti i militari tedeschi, che vengono raffigurati, per esempio, come torturatori di bambini.

Strategia del terrore

comizio pubblico

Tutto ciò amplifica il senso del pericolo, soprattutto perché la narrazione mediatica si fa via via più precisa e brutale nel riferire i dettagli: «torture, violenza, assassinii vengono narrati in maniera delirante, come per giustificare la violenza usata e accelerare il processo di vendetta» (The Psychology of Rumor, 1946).
Inevitabilmente la massiccia azione di propaganda, e il martellamento dei media, producono una sorta di isteria attiva. Si moltiplicano rapidamente le organizzazioni di stampo patriottico sull’esempio della American Protective League (nata alla fine dell’Ottocento e fortemente anticattolica), o della American Defence Society, il cui scopo fondativo è «snidare spie e traditori».

Edward Louis Bernays

La strategia di manipolazione dell’opinione pubblica messa in atto dalla commissione Creel si avvale perfino di settantacinquemila uomini infiltrati tra la popolazione, con il compito di favorire l’adesione al «pensiero bellico» mediate arringhe più o meno casuali, discorsi filo governativi e antigermanici e così via.
Alle spalle di questa efficientissima macchina per la propaganda c’è anche Edward Louis Bernays, fondatore, insieme al pubblicista e pubblicitario statunitense Ivy Lee (1877-1934), della scienza delle Pubbliche Relazioni.
Non a caso, Bernays è considerato uno degli uomini più influenti del Novecento.

Continua…

Bibliografia

  • Gordon Allport, Leo Postman, The Psychology of Rumor, 1946.
  • Edward L. Bernays, Propaganda, Fausto Lupetti Editore, 2013.
  • Gustave Le Bon, Psicologia delle folle, Edizioni Clandestine, 2013.
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