La setta intellettuale degli Apostoli del Bloomsbury

Nel 2011, il Saggiatore pubblicava Lytton Strachey. L’arte di vivere a Bloomsbury (semplicemente Lytton Strachey nella versione originale del ’94). Il titolo italiano, per una volta, riesce a evocare molto meglio i legami che Strachey (uno dei critici britannici più famosi) intrattenne con il noto club elitario per intellettuali di inizio Novecento: il Bloomsbury Group, promanazione e sviluppo, a sua volta, di uno dei circoli più esclusivi (e selettivi) dell’università di Cambridge ovvero la Società della Conversazione, detta anche Società degli Apostoli, viva già nel 1905.

Lytton Strachey e Virginia Woolf

Le riunioni della Società avevano luogo ogni sabato sera nella stanza dello studente Strachey; qui veniva introdotto un argomento, su cui Apostoli (i membri attivi) e gli Angeli (i membri non più attivi) disquisivano, consumando tartine di acciughe, tè e caffè. Secondo Henri Sidgwick, filosofo agnostico del tardo periodo vittoriano, nel circolo dominava la ricerca della verità «condotta con assoluta devozione, e senza riserve, da parte di un gruppo di intimi amici».

La Società si avviò a diventare Bloomsbury Group quando i giovani fratelli Stephen – Vanessa, Virginia (poi sposata in Woolf), Thoby e Adrian – vararono i loro giovedì sera “At Homes” al 46 di Gordon Square, a Bloomsbury. Gli studenti fuoriusciti da Cambridge si aggiunsero subito dopo ed erano: Thoby Saxon Sidney-Turner, Clive Bell, Litton Strachey, Desmond MacCarthy; ma anche John Maynard Keynes e Leonard Woolf; e poi anche E. M. Forster ed altri scrittori.

Vita Sackville-West – amante di Virginia Woolf

I partecipanti alle riunioni erano eccentrici (ed egocentrici), anticonformisti, almeno in apparenza, visto che in seguito non avrebbero disdegnato matrimoni “accettabili” per preservare la segretezza di ben altre relazioni; in qualche modo la cream intellettuale di una generazione di contestatori. Virginia Woolf era, con la sorella Vanessa, il nucleo femminile.

A Bloomsbury si parlava di arte, letteratura, sesso. Non esistevano le “maniere” considerate sinonimo di conformismo. Gli Apostoli amavano la sregolatezza, soprattutto sessuale, e bandirono il galateo, ritenendolo una «ridicola limitazione» alla ricerca della verità; e questa smise di avere una consistenza monolitica, per diventare flessibile, policroma, liquida.

Così era anche la congèrie sessuale in vigore: liquida. La normalità era ritenuta talmente fuori luogo che Clive Bell, futuro marito di Vanessa Stephen, venne sempre tenuto a distanza a causa della sua ostinata eterosessualità, sintomo di una malattia incurabile: l’indifferenza all’anticonformismo. L’emotività esclusivamente maschile che Bell esprimeva, infatti, male si accordava con i gusti degli altri uomini presenti, tutti omosessuali.

Virginia Woolf scriverà nei suoi diari che le riunioni furono in qualche modo liberatorio prodromo della sua arte di scrittrice. Gli snob intellettuali che frequentavano il Gruppo coltivarono il seme della più cruda sincerità nei rapporti personali, della passione per la letteratura e le arti figurative, del ripudio delle convenzioni sessuali borghesi, dell’ostilità nei confronti delle fedi religiose, al fine di orientare l’élite culturale del Paese.

Bell, Vanessa; The Memoir Club (Duncan Grant; Leonard Woolf; Vanessa Bell; Clive Bell; David Garnett; Baron Keynes; Lydia Lopokova; Sir Desmond MacCarthy; Mary MacCarthy; Quentin Bell; E. M. Forster); National Portrait Gallery, London.

Nonostante l’estrema libertà, o forse proprio a causa di questa, con cui non solo discussero ma vissero i membri del Bloomsbury Group, morte e sesso si intrecciarono continuamente nelle loro vite, tra suicidi e triangoli che continuarono a fare e disfare i vari nuclei familiari. La stessa Virginia Woolf, celebre anche per le sue tante relazioni omosessuali, scrisse un giorno nel suo romanzo Mrs Dalloway: «la morte è un amplesso»; si suicidò nel 1941.

Per approfondimenti:

Dara Kotnik, Virginia Woolf: la Minerva di Bloomsbury, Rusconi, 1999.

Michael Holroyd, Lytton Strachey: l’arte di vivere a Bloomsbury, Il Saggiatore, 2011.

The Bloosbury Group: a collection of memoirs and commentary, University of Toronto Press, 1995.



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