Gustav Meyrink e i maestri dell’occulto.

Che aveva detto lo studente alla fine del rigattiere? In un soffio mi ripetei le parole che aveva detto: «Aaron Wassertrum è rimasto solo con la sua avidità e… la sua bambola di cera».
Che aveva inteso dire con «bambola di cera»? Deve aver usato un’allegoria, così cercai di convincermi – una di quelle morbose allegorie con le quali è solito aggredirti, incomprensibili alle prime, ma che, se inesattamente ti si rendono visibili, possono spaventarti a morte come cose dalle forme inusitate, su cui improvviso cada un raggio di luce abbagliante.

Così scrisse Gustav Meyrink (1868-1932) ne Il Golem (del 1915), uno dei suoi romanzi più famosi, che racconta una contorta, discussa e oscura vicenda ambientata nel ghetto di Praga, dove un magico golem (di sembianze spettrali e inquietanti) semina morte e distruzione, intorpidendo le membra e la mente di chi incontra, come se ne divorasse l’anima. Il visibile e l’invisibile sono intrecciati e amplificati dalla perturbante e gotica coscienza orrorifica del romanzo, la cui trama si snoda tra il 1893 e il 1917 in una Praga misteriosa e soglia occulta da oltrepassare per generare il Risveglio della «coscienza nuova».

La storia ruota intorno a uno sdoppiamento di identità che coinvolge il protagonista – l’Io narrante – e un intagliatore di pietre preziose, Athanasius Pernath, al quale uno sconosciuto dà l’incarico di restaurare un libro, in particolare l’iniziale di una parola, la “I” di Ibbur, dall’ebraico “fecondazione dell’anima”. È il primo passo del processo iniziatico di Pernath: un percorso che lo porterà al Risveglio.

Praga, l’esoterismo, la missione dello scrittore

All’epoca Gustav Meyrink (nome d’arte di Gustav Meyer) era già ben noto nei circoli esoterici non solo praghesi, nonché studioso e sperimentatore di Kabbalah, yoga, spiritismo, teosofia e antroposofia. Julius Evola (suo traduttore ufficiale), Massimo Scaligero ed Elemire Zolla ne avrebbero decantato le lodi; in Italia lo stesso Gruppo di Ur si sarebbe interessato a lui; profondamente.

Il Golem nacque di certo dall’esperienza diretta che egli fece dell’occultismo e della Kabbalah grazie soprattutto all’amico Karel Weinfurter (1867-1942), cofondatore della Loggia Teosofica Zum blauen Stern. Praga stessa, che egli definì città dall’intelligenza criminale e dalla magia sinistra e demonica, fece da sfondo ai suoi studi, e vi impresse una precisa direzione nell’interpretazione del mondo, della cultura, dell’uomo, dell’anima, di Dio. Forse anche per questo, Meyrink prese molto sul serio l’esoterismo, non considerandolo una semplice appendice dell’antropologia culturale, della psichiatria, del folklore, come molti, ingenuamente – o prudentemente – sono orientati a fare anche oggi, banalizzandone la presenza nella cultura moderna e contemporanea.

La letteratura divenne per lui un mezzo attraverso il quale accedere a livelli di consapevolezza superiore, quasi in linea con quanto il filosofo tedesco Martin Heidegger (1889-1976) ebbe a dire: «È nella parola poetica e letteraria la via per raggiungere quella totalità vivente dell’Essere a cui la sola ragione non può pervenire».

La letteratura come via esoterica

La letteratura, in effetti, si è prestata molto bene nei secoli a dare spazio al punto di vista esoterico, dissimulando i riferimenti dottorali e le fiammate di pura erudizione – quanto le pratiche vere e proprie, i rituali, i miti, i simboli, le credenze – con storie di intrattenimento di vario genere e livello. Pensiamo per esempio a Thomas Mann (1875-1955) e alla sua Montagna incantata (Der Zauberberg, del 1924), in cui l’autore inscenò la permanenza di un uomo in un sanatorio alpino, affascinando i lettori con stile suggestivo e piccole dosi di sociologia e psicologia, per nascondere, nella filigrana della storia, accenni a parapsicologia, stregoneria, ermetismo, spiritismo, princìpi rosacrociani e scienze non convenzionali, non ultimo un accenno alla leggenda di Valpurga, che, guarda caso, proprio Gustav Meyrink aveva già narrato in un illuminante romanzo del 1918: La notte di Valpurga (Walpurgisnacht. Phantastischer Roman, del 1918), in cui è centrale il tema del Risveglio, ciò cui gli iniziati aspirano, onde accedere a un livello superiore dell’esistenza; la Trasformazione, cioè «la premessa della conoscenza superiore» scrisse Evola nell’Introduzione alla Magia.

La Golden Dawn

Samuel Liddell MacGregor Mathers
Samuel Liddell MacGregor Mathers

Molti autori hanno fatto parte dell’Hermetic Order of the Golden Dawn, una sorta di confraternita fondata nel 1888 dal medico rosacrociano William Robert Woodman (1828-1891) e dall’amico mago occultista Samuel Liddell MacGregor Mathers (1854-1918). La Golden Dawn radunava uomini e donne che si interessavano – e praticavano a vario titolo – di teosofia, riti magici, occultismo, geomanzia e stregoneria, astrologia, alchimia, tarocchi e divinazione. Ne fece parte, con un certo orgoglio, James Joyce (1882-1941), e di fatto le pratiche occulte e sciamaniche, e l’oniromanzia, sono evidenti nei processi descrittivi sperimentati in tecniche quali il flusso di coscienza del quale lo scrittore dublinese è stato da sempre considerato maestro. Di molti altri scrittori e artisti appartenenti all’Ordine probabilmente non sapremo mai il nome, perché nei registri ufficiali appaiono solo pseudonimi, ma possiamo ipotizzare che anche Meyrink ne facesse parte quando scrisse Il Golem, visto che nella Golden Dawn uno dei testi base dell’insegnamento esoterico era proprio l’ebraico Sefer Yetzirah (Libro della Formazione), addirittura l’idea della Kabbalah in quanto pratica di elevazione individuale è centrale nel romanzo come lo era nella pratica esoterica dell’Ordine.

Una lettura iniziatica

Attraverso la narrazione, teorie e pratiche esoteriche – quanto quelle occulte – balenano in controluce, spesso con pochi discreti cenni, altre volte con un’evidenza sconcertante, che però è rivolta agli Iniziati, ovvero a coloro che posseggono la chiave di lettura. Gustav Meyrink ne era perfettamente consapevole e i suoi romanzi sono, in tal senso, un vero campionario di occultismo, misticismo e scienza alchemica. Sono storie in cui i protagonisti si ritrovano a lottare per «riaffermare una concezione eroica e spirituale dell’esistenza», in senso esoterico di superamento della Soglia. Un viaggio verso la Trasmutazione finale, che, come nel Domenicano Bianco (del 1921), si esprime quasi sempre nell’incontro tra le diverse discipline orientali e la tradizione simbolica occidentale: il Domenicano (custode della purezza nella simbologia cristiana) richiama tanto un frate quanto un monaco buddhista seguace della corrente mahayâna, e il colore bianco qui viene rovesciato, da simbolico indice di purezza a segnale perdizione e colpevolezza.

Ne La notte di Valpurga il paradigma della dissoluzione interiore (individuale e sociale) si esplicita nel disordine sessuale del protagonista, e ci sono passaggi in cui è l’atto sessuale che consente ai personaggi di superare il caos esistenziale che li sta frantumando: sangue e sesso come fonte di trascendenza. È evidente come per Mayerink la vera resurrezione non poteva essere nella Rivelazione cristiana, bensì in pratiche molto più antiche, neo pagane; e, in definitiva, nella dissoluzione che genera il caos ricreatore. Per lui Dio era assimilabile alla Kundalini, l’energia divina quiescente in ogni individuo. Concetti che Meyrink forse attinse al bagaglio dottrinale del gruppo esoterico segreto noto come Società di Hermes, che poi divenne Hermetic Brotherood of Luxor.

I magister animae

Gustav Meyrink

Narrazione e iniziazione vanno di pari passo nei suoi romanzi, e il messaggio che Meyrink sembra aver voluto lasciare in eredità ai lettori, per lo più ignari di quanto questo voglia dire, è «Viviamo immersi nella materia, in uno stato di sonno spirituale […] e dobbiamo tendere al Risveglio» e a tale Risveglio possono condurre solo dei magister animae, capaci di individuare degli spiriti eletti da iniziare alle verità esoteriche.

Forse la letteratura esoterica diviene quel mondo fittizio in cui gli autori, come dei magister animae, espongono quelle nozioni superiori acquisite nei loro circoli intellettuali riservati e, per certi versi, abissali? Willaim Butler Yeats, Charles Williams (intimo amico di Lewis e Tolkien), Aldous Huxley, Edgar Allan Poe, Goethe… un lunghissimo elenco che si perde nella notte dei tempi e arriva fino a noi, passando per uno dei più noti e famosi esponenti dell’inquietudine occultista europea: Gustav Meyrink.

Bibliografia

  • Gustav Meyrink, Il Golem, Skira, 2018.
  • Gustav Meyrink, La notte di Valpurga, Edizioni AR, 2017.
  • Gustav Meyrink, Il Domenicano Bianco, Bietti, 2012.
  • Esoterismo in letteratura, a cura di Errico Passaro, 2017.
  • Mistero e arcano immaginario nell’opera di Gustav Meyrink, a cura di Giancarlo Seri, 2016.
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