Bosch, pittore fiammingo, fortemente simbolista, nacque intorno al 1450 a Hertogenbosch, in Olanda, e si inserì, secondo lo studioso tedesco Wilhelm Fraenger (1890-1964), nei misteriosi collegamenti mistico-esoterici presenti nel Nord Europa nei decenni prima della Riforma protestante, in particolare Fraenger lo collegò alla setta degli Homines intelligentiae, nella quale vigevano il nudismo e il «libero amore» come via iniziativa per cancellare il peccato originale e raggiungere «la grazia dell’innocenza paradisiaca». Altri studiosi hanno ipotizzato la condivisione da parte del pittore della Teoria degli umori (Larsen, 1998), dell’alchimia (Combe, 1946, e Van Lannep, 1966), dell’esoterismo rosso (Gibson, 1983). Certamente Bosch fu un artista di straordinario e inquieto talento, autore di soggetti di difficile decifrazione, carichi di un codice allegorico e simbolico che influenzò molti artisti europei per tutto il secolo successivo.

I frammenti biografici

Quella di Bosch non fu espressione pittorica intesa come illustrazione di un pensiero preesistente, ma «immaginazione creatrice autonoma», capace di proporre enigmi soprapposti ad altri enigmi riferiti «all’intelletto» più che al segno grafico. Ricondurre tale simbologia agli elementi biografici non è semplice, poiché le informazioni sulla sua vita sono scarse e incostanti e non sempre fanno chiarezza sul percorso spirituale del pittore, un percorso che fu, di certo, accidentato. Poco si sa di quali furono i suoi amici, o di quali fossero le relazioni più importanti della sua vita, tanto meno di quale fosse il rapporto con i committenti delle sue opere. I frammenti biografici raccontano del suo matrimonio con Adelaide van Mervenne e della sua partecipazione alla «Confraternita di Nostra Signora del Cigno», nella quale il 1516 fu registrato come anno della sua morte.

I Trittici

A ogni modo, i «rebus pittorici» di Bosch si trovano solo in alcune opere, non in tutte, in particolare nel Regno Millenario (Giardino delle delizie, Madrid), nelle Tentazioni di sant’Antonio (Lisbona) e nel Carro di fieno (Madrid); trittici che esprimono un forte simbolismo non tradizionale, rispetto al canone artistico dell’epoca, e che manifestano intenti che vanno oltre la semplice raffigurazione di elementi pittorici. Più in generale, nell’insieme della sua produzione Bosch inserì nette contrapposizioni: clericalismo e anticlericalismo, adesione alle sette, almeno simbolica, e critica al fanatismo eretico. Stigmatizzò sia i membri del clero ordinato quanto i preti gnostici, che circondò con stuoli di demoni, di streghe e stregoni in forma vegetale (secondo la tradizione magica nordica le streghe erano sovente raffigurate come salici o noccioli).

Il Regno Millenario

Il Regno Millenario, dettaglio

Analizzando il trittico del Regno Millenario, meglio noto come Giardino delle delizie, emergono scene che richiamano l’erotismo iniziatico cui, con tutta probabilità, gli adepti del Libero Spirito attingevano; salta agli occhi il particolare della giovane coppia sdraiata sul prato, lui un iniziato (porta sul capo il segno dei discepoli) lei una neofita che viene istruita sull’ars amandi, un atto di «magia sessuale» nel bel mezzo del «regno dello Spirito». Ma c’è anche la processione trionfale attorno al «Bacino della Vita», in cui stuoli di cavalieri e fanciulle, tutti angelicamente adolescenti, avanzano nell’eccitazione dell’imminente «accoppiamento edenico». L’ebrezza dionisiaca avvolge le figure, per realizzare, come ebbe a dire il poeta Novalis (1772-1801) «il peccato più grande» quello che è da stimolo all’amore della divinità «perché più ci si sente peccatori, più si è cristiani», essendo la religione cristiana, sempre per Novalis, la vera religione della voluttà. Ma fra tutti gli elementi alchemici, esoterici, gnostici analizzabili nel pannello, uno è certamente occultato con particolare attenzione: la caverna dei cristalli, all’interno della quale si consumano le nozze alchemiche delle quali è protagonista una giovane donna, la nuova Eva (tiene una mela tra le mani) la custode e depositaria del «mistero», sibilla dalle labbra chiuse. Al di sopra della giovane adamitica appare un’altra figura, un uomo, l’unico personaggio della scena ad essere vestito (dunque cosciente di sé), probabilmente raffigurante colui che aveva commissionato il dipinto a Bosch, ovvero il possibile Gran Maestro della setta del Libero Spirito.

Rebus pittorici per eretici?

Furono probabilmente i diversi fronti in lotta la ragione della contrapposizione così forte dei temi raffigurati dal pittore: da un lato la Chiesa, chiamata in causa per benedire e proteggere le opere, dall’altro privati dalla mentalità «riformatrice e rivoluzionaria», o forse degli eretici. La contrapposizione tra correnti conservatrici e coerenti riformiste era di certo anche una caratteristica dell’epoca di transizione in cui Bosch operava, ma forse c’è anche altro, come appunto l’adesione a una parte del pensiero magico-esoterico dell’epoca. I trittici in questione erano dipinti troppo eccentrici, obiettò Fraenger, per essere considerati adatti a una «comunità cattolica», soprattutto per il fatto che in essi il «principio cattolico universale si trasforma nel suo contrario: un principio esoterico» riconoscibile solo da una stretta cerchia di iniziati, come se i dipinti fossero in quale modo espressione di rituali per «minoranze religiose» che avevano bisogno di essere confermate in una fede che non poteva coincidere con quella cattolica, motivo per cui i «rebus pittorici» dovevano essere particolarmente oscuri e protetti, degli occultamenti intenzionali del pittore volti a preservare se stesso e i committenti.

Travestimenti enigmatici

Wilhelm Fraenger,
Hieronymus Bosch: il regno millenario.

Il travestimento enigmatico allontanerebbe l’idea di un’ortodossia cattolica di Bosch, e alimenterebbe una sua partecipazione a una setta, o quanto meno una sua vicinanza a una setta, che Fraenger individua, appunto, in quella de I Fratelli e le Sorelle del Libero (o Alto) Spirito. Gli adepti, laici ma anche semi ecclesiastici, erano convinti di incarnare lo Spirito Santo, cosa che li rendeva «incapaci di peccare», consentendo loro di vivere fin da subito in un «rinnovato paradiso terrestre». Tipica della setta era una dottrina segreta di stampo erotico adamitico, e anche proto femminista. La donna, infatti, poteva entrare liberamente nella cerchia dei «fratelli», in quanto parte del superiore concetto di «homo», sottraendosi così all’inferiorità cui, secondo gli «homines intelligentiae» (i membri della setta nella sua versione più radicale di Bruxelles), la Chiesa l’aveva condannata. Così Epifanio, padre della Chiesa, descrisse gli adamiti (che non avevano mai avuto una buona fama):

«Le loro chiese non erano che nascondigli e caverne sotterranee dove si riunivano attorno al fuoco. Nell’entrare si toglievano gli abiti e, uomini e donne, nudi come appena usciti dal grembo materno, penetravano nell’andito. Qui avevano luogo letture e preghiere, il tutto si svolgeva senza obblighi precisi o regole, mentre i maestri sedevano più in alto degli altri membri della comunità» (Panarion haer, LXXII).

L’ars amandi del Libero Spirito

William Blake, Il grande drago rosso e la donna vestiti con il sole (1803-1805)

La «nudità culturale» degli adamiti della setta si basava probabilmente su un principio etico, simbolo di purezza e innocenza, dato che emergeva dal fatto che chiunque fosse caduto in peccato non poteva né spogliarsi né parteciparvi. Sebbene non sia chiaramente dimostrabile, è probabile che l’ars amandi del Libero Spirito fosse contenuta nella simbologia di Bosch, e che i discepoli del Libero Spirito si ponessero di fronte alle pale del pittore fiammingo per riscoprire le chiavi di lettura della loro intuizione mistica, diventando, mediante il viaggio iniziatico, co-creratori, come avrebbero sussurrato, molto tempo dopo, Goethe (1749-1832, il quale parlò di intuizione riflessiva, immaginazione sensibile esatta e giudizio riflessivo), William Blake (1757-1827) e anche Carl Gustav Jung (1875-1961).

 

Bibliografia

  • Wilhelm Fraenger, Hieronymus Bosch: il Regno Millenario, Abscondita Editore, 2006.
  • Peter Klein, Dendrochronological Analysis of Works by Hieronymus Bosch and His Followers, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij.
  • Hieronymus Bosch, Hieronymus Bosch: BU, Taschen America Llc, 2016.
  • Massimo Centini, Il linguaggio esoterico di Hieronymus Bosch. Il trittico delle delizie tra iconologia e mistero, Tipheret, 2014.
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