Maria de Naglowska: la «Dea -Madre» e la Fratellanza della Freccia d’oro

Maria de Naglowska (Marija Naglowskaja, 1883-1936) fu una delle maggiori esperte russe di occultismo, pratiche rituali di magia sessuale e surrealismo occulto. Fu scrittrice, giornalista, insegnante e, soprattutto, fondò la società nota come Confrérie de la Flèche d’or (Fratellanza della Freccia d’oro) attiva a Parigi dal 1932 al 1935, che coinvolse moltissimi intellettuali e anche esponenti del surrealismo francese.  Nota come «Sacerdotessa di Lucifero» ebbe una straordinaria influenza sulla cultura europea del XX secolo, in particolare per il suo contributo alla diffusione della «magia rossa».
Fu di fatto appassionatissima promotrice, e praticante, del «femminismo magico-sessuale» (lo studioso Per Faxneld lo definisce «satanismo femminista») che poneva al centro dell’io spirituale una sessualità smodata e senza freni, giustificandolo, per la verità piuttosto blandamente, con l’intenzione di attaccare il moralismo di matrice cristiana dell’epoca, assegnando alla donna una totale autonomia magico-sessuale rispetto all’uomo. Le donne della Nuova Era – quella della Dea Madre –  avrebbero dovuto essere «sacerdotesse dell’amore», ovvero «prostitute sacre» in grado di immagazzinare l’energia vitale del sesso per usarla in termini magico-spirituali:

«Le sacerdotesse dell’amore verranno esposte regolarmente all’azione benefica dei raggi lunari, nelle notti della prima quindicina di ogni lunazione. Le giovani sacerdotesse formeranno allora delle processioni e dei girotondi notturni, cantando dei ritornelli che commuovono l’anima. Le più esperte si dedicheranno a danze più complesse, al ritmo di musiche composte dai Maghi.  […] Ciò perché la sacerdotesse dell’amore sono destinate a preparare l’avvenire dell’Umanità. Il loro compito non è quello di occuparsi delle vicende della società profana, che subisce quel destino che ha determinato il loro stesso passato, ma di coltivare la Conoscenza interiore e di custodire la sacra Fiamma che illumina i nuovi sentieri».

La setta del sesso

Probabile foto di un gruppo di adepti Khlysts
Probabile foto di un gruppo di adepti Khlysts

Nata a San Pietroburgo dal generale De Naglowski (avvelenato, pare, durante una partita a scacchi) e da Caterina Kamaroff, rimase orfana di genitori a soli dodici anni, e quando terminò gli studi, cui l’aveva destinata la facoltosa zia Elena Megeninova, decise di contattare la setta Khlisty, a cui apparteneva già il «mago» Grigorij Rasputin (1896-1916), e i cui membri praticavano regolarmente la magia sessuale, che da quel momento in poi sarebbe diventata la sua ossessione. La setta Khlysts o Khlysty (lett. Fruste), la cui genesi resta piuttosto oscura e misteriosa, fu animata da dissidenti della Chiesa ortodossa fin dal 1630 (anno cui apparterrebbe la prima traccia documentale della sua esistenza), e con tutta probabilità fece la sua apparizione in Siberia, fondata, forse, dal contadino Daniil Filippovič. I Khlysty avevano rinunciato al sacerdozio, ai libri sacri e alla venerazione dei santi (esclusa la Madre di Dio, la Theotòkos), e si dicevano certi della possibilità di comunicare con lo Spirito Santo e del fatto che lo stesso Spirito Santo potesse incarnarsi in qualunque individuo mediante opportuni rituali; potevano regolarmente frequentare le chiese di rito ortodosso, ma praticavano rituali estatici che conducessero al «raggiungimento della grazia divina» attraverso canti, preghiere e Radenie (balli frenetici, lett. zelo, fervore) culminanti in orge e che si concludevano all’alba, quando una giovane donna denudata e venerata al tempo stesso come «Theotòkos e come Madre Terra» offriva agli adepti simbolici chicchi di uva.

Le iniziazioni sataniche

Maria de Naglowska

Dopo varie vicissitudini con il marito, il violoncellista ebreo Moshe Hopenko (1880-1949) conosciuto nei salotti bohemien della sua città e che abbandonò lei e i tre figli per unirsi ai sionisti in Palestina, Maria de Naglowska si recò a Roma, dove rimase fino al 1926, e dove prese a frequentare un gruppo di scrittori e intellettuali occultisti, fra cui Julius Evola (1898-1974) e altri membri del futuro Gruppo di Ur, i quali, insieme ad altri, parteciparono alle edizioni settimanali della rivista La Fleche. Evola scriverà molti decenni dopo che Maria de Naglowska usava lo «scandalo» a fini pubblicitari, per farsi notare, mentre il suo biografo e discepolo più diretto, Marc Pliquet, raccontò di quanto le conferenze da lei tenute,  a Parigi e a Montparnasse, fossero assiduamente frequentate e  di come venissero poi selezionati alcuni partecipanti per essere introdotti a  «rituali più intimi e segreti», al fine di conferire loro le «iniziazioni sataniche», come la stessa  Naglowska le definiva.

La lumiere du sexe

Nel 1931 incontrò i testi dell’esoterista americano Paschal Beverly Randolph (1825-1875) e li tradusse in francese, diventando così la principale fonte di diffusione delle idee dello stesso Randolph sulla magia sessuale e sulla teoria degli specchi magici, mediante i quali creare interazioni tra piano astrale inferiore e piano della realtà fisica, con l’obiettivo di detenere il controllo di entità ultraterrene. Gli studi della Naglowska sul potere del sesso la condussero alla scrittura di La Lumière du sexe (La luce del sesso, 1931), base teorica  e guida per l’iniziazione ai rituali sessuali necessari all’affiliazione e all’ingresso nella Fratellanza della Freccia d’oro, nella quale raggiungere, infine, quello che lei stessa definì il «mistero sospeso» (o il «mistero dell’impiccagione» in Le Mystère de la pendaison), descrivendolo come una sorta di trasformazione spirituale perseguibile soprattutto grazie alla «pratica di impiccagione rituale erotica» e altre «pratiche di deprivazione sensoriale». 

Il «calvario» di Satana

Maria de Naglowska
Maria de Naglowska

La Naglowska si espresse anche sulla «nuova religione del Terzo Termine» la religione della Nuova Era, che avrebbe attribuito alla divinità una natura femminile, dopo quella maschile del Dio ebraico e quella androgina del Figlio.  Espose con cura la dottrina del «Regno della Madre» nel libro Dottrina del Terzo Termine della Trinità, intriso delle sue convinzioni in merito al «femminismo magico» al centro del quale ella poneva la figura di una donna liberata dall’oppressione patriarcale (soprattutto religioso-spirituale) e nel quale attaccava le convenzioni che, a suo dire, paralizzavano «la destinazione occulta della donna».
La nuova divinità del regno femminile avrebbe trovato la sua maggiore espressione spirituale nella magia sessuale: «Il Padre è il Principio Maschio, che compie l’atto della negazione dello Spirito Unico […] Il Figlio è il principio della seconda negazione, quella che nella carne respinge la carne; è l’amore orientato verso l’irreale, l’amore del cuore infecondo. Il Figlio non è né Maschio né Femmina: Egli è al di qua dei due sessi divini. A causa di ciò Egli è al di là degli esseri sessuati. La Madre è il ristabilimento del principio Maschio nel senso inverso», convinzione intrisa di gnosticismo che la «maga» concretizzò probabilmente a seguito della frequentazione del Circolo di Astarte, un gruppo gnostico-esoterico molto in voga nei circoli occultisti di Parigi, dedito all’annuncio dell’arrivo della Nuova Era governata dal Dio-Madre per mezzo di  «Nostra Signora lo Spirito Santo», manifestazione della Sophia gnostica.
La Ragione, invece, sarebbe stata al servizio di Satana, che con il suo «calvario» avrebbe risolto, finalmente,  la relazione dialettica  tra Dio-Corpo e Satana-Ragione nel Terzo Termine.
Il «calvario di Satana» era, per la Naglowska, la Messa d’Oro, la cui «liturgia» fu presentata agli adepti della Fratellanza nel 1935, e al centro della quale ella poneva «un’impiccagione rituale», ispirata alla carta dei tarocchi nota come L’Impiccato, e pensata per aumentare il potere spirituale dell’atto sessuale sfruttando l’intensità data dal trauma fisico. L’unione del dolore e del piacere sessuale era la via, secondo la «maga», per raggiungere il «punto più alto del calvario di Satana», da cui l’illuminazione interiore dell’adepto e la nascita del «Terzo Termine».

Sessualità surreale

Salvador Dalì e sua moglie Gala
Salvador Dalì e sua moglie Gala

Come detto, l’influenza della Naglowska sulla cultura dell’epoca fu immensa, eppure molti aspetti della sua vita e della sua intensa attività di «maga rossa» sono scivolati in un’intercapedine storica non semplice da esplorare. Di certo, dalle sue convinzioni trassero «impressioni e ispirazione» anche i surrealisti, come Salvador Dalì (1904-1989), che probabilmente la frequentò con la moglie Gala Éluard Dalí (1894-1982),  Elena Dmitrievna D’jakonova, anche lei russa e anche lei praticante di magia sessuale ed esperta di occultismo (era la medium di diversi artisti surrealisti che cercavano ispirazione nello spiritismo). La Gala era convinta di che il seme di ragazzi giovani avesse il potere di ringiovanire le amanti, e le stesse convinzioni di Dalì sulla sessualità magica, sul misticismo neocattolico e sul «potere della figura androgina» trovarono probabilmente fonte di ispirazione nell’opera della  Naglowska.

Bibliografia

  • Ernest Milà, La “sacerdotessa di Lucifero” Maria de Naglowska, Hekate Edizioni, 12 luglio 2018.
  • Massimo Introvigne, Il cappello del mago. I nuovi movimenti magici, dallo spiritismo al satanismo, Sugarco, 2013.
  • Louis Culling, Sex Magick, St. Paul, MN: Llewellyn Publications, 1988.
  • Richard Reuss, Teoria e pratica della magia sessuale. Iniziazione alla Magia Rossa, Independently published, 22 maggio 2019.
  • Francesco Innella, Una russa a Montparnasse: biografia intellettuale di Maria De Naglowska,  Ereticamente, 18 Agosto 2018.
  • Aleksandr I. Klibanov, Storia delle sette religiose in Russia, La Nuova Italia, 1980.
  • Per Faxneld, Satanic Feminism: Lucifer as the Liberator of Woman in Nineteenth-Century Culture, Oxford Studies in Western Esotericism, Oxford University Press; Illustrated, 2017.

 

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