Margaret Sanger: la “paladina” della selezione razziale.

“Qualità, non quantità” era il suo slogan, riferito alla qualità della razza umana, da controllare attraverso una precisa pianificazione eugenetica, passante anche per il Birth control, ovvero il controllo delle nascite, grazie al quale eliminare tutti gli «esseri umani difettati, inferiori, malati, inutili».

Femminismo ed eugenetica

Qualità non quantità

Margaret Sanger (1879-1966) era un’attivista femminista, vivace centro di aggregazione ideologica negli anni Venti e oltre. Intorno a lei si riunirono personaggi influenti, spesso parte di gruppi anarchici e dissidenti, ma anche scienziati, esponenti politici, imprenditori. Perfino Eleanor Roosevelt (1884-1962), moglie del futuro presidente americano Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), e già membro nel consiglio direttivo dell’American Birth Control League, fu sostenitrice, anche se non apertamente, dei programmi per il controllo delle nascite anche a sfondo eugenetico.

Fra gli altri figuravano anche Sir Julian Sorell Huxley (1887-1975), fratello del noto scrittore Aldous Huxley (1894-1936) e primo direttore dell’UNESCO, e con lui John David Rockefeller III (1906-1978) e Clarence Gamble (1894-1966), i ben noti milionari.

Il Planned Parenthood

Margaret SangerGrazie a simili appoggi, la Sanger fondò il famigerato Planned Parenthood, spesso coinvolto in scandali sul traffico di organi e tessuti fetali a scopo di lucro. L’idea centrale della fondatrice era che il controllo delle nascite si fondasse, né più e né meno, sull’eliminazione delle persone inadeguate. Affermazioni come questa appaiono negli scritti della femminista quali The morality of birth control (1921), Fight for Birth Control (1916), Woman and the New Race (1920), e molti altri nei quali l’autrice afferma candidamente che il controllo della natalità mira principalmente a produrre una «razza più propria», eliminando gli inadeguati.

In alcune lettere al dottor Clarence Gambler – in particolare in una datata 19 dicembre 1939 – la Sanger auspicò la sterilizzazione di persone ritenute inidonee alla riproduzione e in tale categoria elencò: i neri, le minoranze etniche, i malati e gli handicappati. La storia sanitario-sociale dell’epoca dimostra quanto l’idea non fosse poi così stravagante, se consideriamo che le cliniche di “pianificazione familiare” vennero costruite strategicamente nelle comunità di neri e minoranze etniche.

Alveda King e la selezione razzista

Alveda KingA parlarne in termini più che drammatici è oggi anche Alveda King (1951), nipote di Martin Luther King (1929-1968), che ha più volte denunciato gli enti e le aziende private che «attraverso le donazioni aziendali, finanziano una delle organizzazioni più razziste nella storia della nostra nazione, Planned Parenthood. Cioè il principale fornitore di aborti negli Stati Uniti, che esegue oltre 300.000 interruzioni di vita ogni anno» (Alveda King: If Starbucks wants to end racism, it’ll stop funding Planned Parenthood).

Secondo la nipote di Martin Luther King, dal 1973 l’aborto avrebbe ridotto la popolazione nera di oltre il 25%, come confermano i rapporti americani. Del resto fu la stessa Margaret Sanger a scrivere nella già citata lettera a Gambler quanto non fosse affatto necessario far capire al «pubblico» che si desiderava limitare la presenza dei neri, ed è ben noto anche un suo incontro con i membri del Ku Klux Klan che avvenne a Silver Lake, nel New Jersey, trascritto nell’autobiografia.

La retorica della selezione

La retorica spesso utilizzata dalla Sanger per giustificare l’eugenetica era legata da una lato alla lotta per l’autodeterminazione e alla salute della donna, che non doveva sentirsi per forza costretta a diventare madre, anche a fronte della libertà sessuale che le spettava in quanto essere umano con pari dignità rispetto all’uomo; dall’altro all’esigenza, percepita come impellente, di ridurre la popolazione umana, partendo dagli «inutili e dai deboli», parole e pensieri di eco neo-malthusiana e di darwinismo sociale che non rimasero del tutto incompiuti, anzi.

Bibliografia

  • Angela Franks, Margaret Sanger’s eugenic legacy, the control of female fertility, 2005.
  • Jean H. Baker, Margaret Sanger: a life of passion, 2011.
  • Margaret Sanger, An Autobiografy, Dover Publications INC, moneola, New York, prima pubblicazione 1971.

 

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